
Guida al mining di bitcoin: processo, benefici e sfide
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Il 3 gennaio 2009 Satoshi Nakamoto, il misterioso creatore di Bitcoin, estrae il primo blocco, noto come blocco genesi, segnando così la nascita della rete. Da un singolo blocco si è messo in moto un processo che avrebbe protetto il sistema di registro pubblico di Bitcoin. Da questo momento in poi il mining diventa una sorta di barriera energetica che protegge Bitcoin, trasformando l’elettricità in una garanzia crittografica che valida le transazioni e rende gli attacchi impossibili dal punto di vista economico.
Per oltre sedici anni i miner hanno protetto la blockchain di Bitcoin e validato le transazioni, remunerati ogni dieci minuti con ricompense di blocco che si dimezzano ogni quattro anni, da 50 BTC a 3,125 BTC, lasciando in circolazione circa 19,9 milioni di BTC al 9 settembre 2025.
Ciò che ha avuto inizio da un solo computer si è tramutato in un’industria presente in tutti i continenti, alimentata da hardware specializzati e da vaste risorse energetiche.
Partito come un esperimento e un hobby fra i pionieri cypherpunk, il mining è diventato un pilastro per la crescita economica degli asset digitali. Il mining di bitcoin è, allo stesso tempo, rivoluzione tecnologica e motore dell’economia, e sfrutta la teoria dei giochi per bilanciare incentivi, energia e sicurezza in un modo senza precedenti in qualunque sistema analogo.
L’articolo spiega cos’è il mining di bitcoin, come funziona, perché è importante, i motivi che spingono i miner, i requisiti e rischi correlati, le aree in cui è consentito o vietato e, infine, quali sono le prospettive future per questo settore.
Che cos’è il mining di bitcoin?
Il mining di bitcoin alimenta la blockchain, e i miner utilizzano il computer per eseguire calcoli alla ricerca di un hash per fissare un blocco di transazioni. Una volta trovato l’hash, il blocco è sigillato sulla catena e l’intera procedura ricomincia daccapo.
In parole povere, il mining di Bitcoin è una lotteria in cui i miner acquistano i biglietti tramite energia elettrica e potenza di calcolo. All’incirca ogni dieci minuti, il miner vincitore riceve una ricompensa di blocco e le commissioni di transazione, acquisendo il diritto di aggiungere il blocco successivo alla storia di Bitcoin e incrementando lentamente (attraverso la ricompensa) l’offerta in circolazione.
Il mining di bitcoin ha tre funzioni:
Validazione delle transazioni: controllare che ogni transazione sia autentica, firmata e in linea con il registro della blockchain. La validazione delle transazioni previene il fenomeno della doppia spesa e garantisce l’accuratezza del registro.
Creazione del blocco: raggruppare le transazioni validate e organizzarle in nuovi blocchi che prolungano la catena. Ogni dieci minuti il nuovo blocco produce un resoconto dell’attività permanente e ordinato, consultabile da tutti i partecipanti sul registro pubblico di Bitcoin.
Emissione di nuovi bitcoin: le nuove monete entrano in circolazione grazie alla ricompensa di blocco, creata in una speciale transazione coinbase, insieme alle commissioni di transazione. Il meccanismo di emissione con intervalli di circa dieci minuti incentiva i miner e sostiene il sistema monetario di Bitcoin con un programma di offerta prevedibile.
A settembre 2025 la rete Bitcoin si stava “proteggendo” con una potenza di calcolo di 1.041.437.128.989 terahash al secondo.
Questo throughput rappresenta un numero di calcolo astronomico, di gran lunga superiore alla capacità di calcolo sostenibile dai sistemi informatici centralizzati più avanzati. Un hash rate del genere rende estremamente difficile per i malintenzionati avere la meglio sullo sforzo collettivo dei miner di Bitcoin di tutto il mondo, rafforzando la narrativa della decentralizzazione di Bitcoin.
Che cos’è il Proof of Work e come si collega con il mining di bitcoin?
Il Proof of Work (PoW) è il meccanismo di consenso che permette il mining di bitcoin. Trasformando l’elettricità in calcolo, i miner rendono qualsiasi modifica alla blockchain estremamente costosa. Poiché il mining avviene in maniera decentralizzata, il singolo individuo non ne detiene il controllo, e la sicurezza è garantita attraverso un lavoro collettivo di migliaia di partecipanti di ogni parte del mondo.
Più la potenza di mining è distribuita, tanto più sarà difficile manipolare il registro delle transazioni.
Il PoW garantisce la sicurezza del protocollo Bitcoin collegando l’integrità del protocollo a costi concreti. Qualunque tentativo di riscrivere le transazioni o di doppia spesa richiederebbe il superamento della potenza di hashing complessiva dei miner onesti, un’impresa talmente dispendiosa che diventerebbe controproducente dal punto di vista economico.
In tal modo, il PoW trasforma il consumo di energia e gli sforzi di calcolo in una barriera che protegge il registro pubblico da qualunque tentativo di manomissione, un meccanismo che potrà essere compreso meglio analizzando il processo di mining passo dopo passo.
Come funziona il processo di mining di bitcoin?
Il processo di mining è tecnico, ma può essere illustrato passo dopo passo.
Il ruolo dell’hashing (SHA-256)
Bitcoin utilizza un algoritmo crittografico denominato SHA-256. L’“hash” rappresenta l’output dell’algoritmo, ossia un numero fisso di 256 bit che deriva dai dati di input.
Il punto importante è che SHA-256 è irreversibile e imprevedibile. Basta un minimo cambiamento nell’input per produrre un hash completamente diverso. La forza di SHA-256 risiede nella sua imprevedibilità, rendendo impossibile qualsiasi tentativo di ingegneria inversa o manipolazione e, di conseguenza, ogni tentativo di alterazione dei blocchi e delle transazioni Bitcoin.
Hash target e nonce
Ai fini della validità di un blocco, il suo hash dovrà essere inferiore al target stabilito dal protocollo Bitcoin. I miner cercano di individuare l’hash vincente modificando una variabile chiamata “nonce”, un numero che potrà essere modificato ripetutamente per generare nuovi hash fino a soddisfare il target.
Ogni modifica rimescola l’hash del blocco, come estrarre un nuovo biglietto della lotteria. Il mining di bitcoin non conosce trucchi, solo tentativi ed errori, e i miner sono chiamati a provare anche migliaia di miliardi di combinazioni fino a trovare quella che funziona.
Il sistema è pensato in modo da far emergere, mediamente, un vincitore ogni dieci minuti che andrà ad aggiungere il blocco successivo.
Problemi e adeguamenti del mining
Viste le continue mutazioni della potenza di calcolo sulla rete, più miner potrebbero unirsi con computer potenti o spegnere i terminali quando i costi aumentano.
Bitcoin utilizza un meccanismo unico noto come adeguamento della difficoltà. All’incirca ogni 2.016 blocchi o ogni due settimane, il protocollo Bitcoin analizza la velocità di individuazione dei blocchi.
Se il tempo medio è inferiore al target di dieci minuti, la difficoltà sarà aumentata; se è superiore, sarà ridotta. Questo meccanismo bimestrale di auto-regolazione rende Bitcoin estremamente dinamico e in grado di adattarsi continuamente all’hash rate totale per mantenere la produzione dei blocchi stabile a dieci minuti.
Ricompense di blocco e halving
Il miner che riesce a estrarre il blocco ottiene una ricompensa. I guadagni dei miner derivano dalla ricompensa di blocco (i bitcoin appena creati registrati nella transazione coinbase) e dalle commissioni di transazione previste per il blocco.
La ricompensa di blocco si dimezza ogni 210.000 blocchi, o grosso modo ogni quattro anni, nel corso di un evento denominato “halving”. Il 20 aprile 2024 la ricompensa è scesa da 6,25 BTC a 3,125 BTC. In questo modo l’offerta di Bitcoin non potrà superare mai la soglia di 21 milioni di monete, mentre il compenso si avvicina in modo asintotico verso lo zero.
Nel 2009 la ricompensa di blocco iniziale era di 50 BTC, emessa approssimativamente ogni dieci minuti. A ogni halving la ricompensa viene tagliata della metà, riducendo l’emissione nel corso del tempo. Poiché il numero di bitcoin creati per ogni blocco può solamente diminuire secondo questo schema e mai aumentare, la curva dell’offerta rimane completamente prevedibile.
L’effetto complessivo dei vari halving genera una serie geometrica che converge sull’offerta fissa di Bitcoin di 21 milioni di monete o 2,1 milioni di miliardi di satoshi.
Quando l’ultima ricompensa sarà pari a zero, prevedibilmente intorno al 2140, non potranno essere più creati nuovi bitcoin. A quel punto i miner saranno ricompensati esclusivamente tramite le commissioni di transazione.
Questo modello assicura l’assoluta scarsità di Bitcoin. A differenza delle monete fiat che possono essere gonfiate a piacimento, l’emissione di Bitcoin non può superare la soglia di 21 milioni senza dover riscrivere le regole fondamentali del protocollo. La modifica delle regole del Layer 1 di Bitcoin richiederebbe il consenso quasi unanime dell’intera rete.
Perché Bitcoin ha bisogno dei miner
I miner sono indispensabili per la sicurezza e il funzionamento di Bitcoin. Senza miner la blockchain non saprebbe confermare quali transazioni sono valide, il loro ordine di registrazione o le modalità in cui dovrebbero essere emessi i nuovi bitcoin.
Sicurezza della rete
Fondamentalmente il mining protegge dalla doppia spesa, che consiste nel tentativo di utilizzare lo stesso bitcoin in più di una transazione. Grazie al meccanismo PoW la doppia spesa diventa praticamente impossibile, poiché sarebbe necessario un enorme sforzo di calcolo per la modifica della blockchain.
Ogni blocco di transazioni viene aggiunto sopra l’ultimo, a cui è collegato con un sistema crittografico mediante la radice di Merkle.
L’alterazione anche di una sola transazione modificherebbe l’hash del blocco rendendo tutti i blocchi successivi non validi. Per riscrivere la cronologia, un hacker dovrebbe rifare tutto il lavoro e arrivare fino alla catena attuale, in modo tale da controllare più della metà della potenza di hashing mondiale e condurre il cosiddetto attacco del 51%.
Il modello PoW, pertanto, converte l’energia in sicurezza economica.
Maggiore è il numero dei miner che partecipano, più crescerà l’hash rate e più diventerà oneroso attaccare il sistema. Siccome all’incirca ogni dieci minuti vengono aggiunti nuovi blocchi, le transazioni passate diventano sempre più irreversibili, poiché una loro riscrittura significherebbe dover rifare anche il PoW per ogni blocco successivo.
Conferma delle transazioni
Il mining è anche il meccanismo che garantisce la coerenza del registro su tutta la rete. Quando un miner propone un nuovo blocco, ogni transazione al suo interno sarà stata già verificata in termini di autenticità tramite controllo delle firme digitali, saldo disponibile e conformità al regolamento del protocollo.
Una volta accettato, il blocco viene trasmesso a tutti i node aggiornando le copie della blockchain.
I node sono computer che eseguono il software Bitcoin, mantengono una copia completa della blockchain e ne applicano il regolamento. Quando viene trasmesso un nuovo blocco, i node effettuano autonomamente una verifica prima di aggiornare i singoli registri, in maniera tale da assicurare il consenso della rete senza ricorrere ad autorità centrali.
Questa procedura di verifica decentralizzata previene le frodi senza l’ausilio di un’autorità centrale.
Al contrario, le regole vengono fatte rispettare collettivamente, e tutti i miner e node svolgono il ruolo di revisore. Il risultato è un registro in cui i miner e i node di tutto il mondo, pur non conoscendosi né fidandosi l’uno dell’altro, possono concordare sullo stato dei conti.
Incentivi alla partecipazione
Il mining rappresenta la motivazione economica in grado di sostenere Bitcoin come sistema monetario globale. Il miner vincitore, infatti, ottiene ricavi dalle ricompense di blocco e dalle commissioni sulle transazioni effettuate. Questi premi hanno lo scopo di compensare i costi sostenuti per l’elettricità e l’hardware.
Questo sistema di incentivi bilancia gli interessi economici con la sicurezza della rete: i miner, infatti, competono a livello individuale per le ricompense, ma così facendo difendono collettivamente la blockchain.
Perché le persone si mettono a estrarre bitcoin?
Il mining è allettante per una serie di motivazioni.
Potenziali guadagni
Il guadagno economico rimane il fattore principale. I miner devono soppesare il valore della ricompensa di blocco e delle commissioni rispetto alle spese di elettricità, hardware e funzionamento. Nonostante il dimezzamento delle ricompense a ogni halving, durante gli aumenti del prezzo di mercato di Bitcoin la redditività rimane sostenibile, così da compensare la riduzione dei margini.
Contributo alla rete
Utilizzando computer per validare e mantenere la blockchain in sicurezza, i miner riescono a garantire collettivamente una rete solida e immune alla censura. Alcuni partecipanti eseguono il mining per sostenere la visione più ampia di Bitcoin come asset finanziario decentralizzato in grado di proteggere i suoi detentori dalla creazione di nuova moneta.
Ragioni speculative e strategiche
Il mining rappresenta anche un metodo per acquisire bitcoin direttamente tramite le spese operative anziché comprarli sulle piattaforme di scambio.
Alcuni partecipanti scelgono di attuare una strategia di accumulo a lungo termine e accantonare le ricompense, trattando i bitcoin minati come un asset di diversificazione del portafoglio. A livello istituzionale, le operazioni di mining talvolta fanno parte di strategie di investimento più ampie, in cui le monete prodotte vengono gestite accanto agli asset più tradizionali.
I cosiddetti bitcoin vergini, cioè appena coniati e mai utilizzati per transazioni precedenti, sono spesso ritenuti di particolare pregio e suscitano l’interesse delle istituzioni. La loro provenienza chiara, infatti, rende più semplice il rispetto delle norme, evitando i rischi legati al KYC. In alcuni mercati, la percezione di queste monete come “pulite” ha persino portato a dei premi per i bitcoin di nuovo conio.
Il kit indispensabile per il mining di bitcoin
Per effettuare il mining sono necessari hardware, energia, software e infrastrutture.
Hardware per mining
I primi miner utilizzavano CPU e GPU, che presto si sono rivelati inefficienti. La crescente difficoltà della rete, infatti, richiedeva più hash al secondo di quanto i chip generici fossero in grado di dare. Oggi il mining è dominato dagli ASIC, i circuiti integrati specifici per applicazioni, pensati esclusivamente per l’hashing SHA-256.
Un miner con un vecchio CPU o GPU consumerebbe molta più elettricità per generare solo pochi hash, rendendo la redditività del mining praticamente impossibile rispetto all’efficienza degli ASIC moderni. Gli ASIC moderni raggiungono hash rate estremamente elevati con una maggiore efficienza energetica, misurata in joule per terahash (J/TH).
Mining pool
Per mining indipendente si intende l’attività di un singolo miner che tenta di risolvere i blocchi autonomamente, senza unirsi a un pool. Vista la difficoltà odierna, il mining indipendente è diventato quasi impossibile. La maggior parte dei miner, non a caso, entra a far parte di pool in cui i partecipanti mettono insieme la potenza di hashing e condividono le ricompense in via proporzionale, creando flussi di reddito più prevedibili.
L’attuale distribuzione dei blocchi attribuisce un’importante quota, pari a circa il 56%, a “Sconosciuti”, la cui origine non è identificabile. Fra i pool identificabili, invece, AntPool è in testa con quasi il 16% dei blocchi, seguito da ViaBTC (11%) e F2Pool (11%). Con quote minori si attestano SBI Crypto e Braiins Pool (con circa il 2,4% ciascuno), mentre Poolin e BTC.com detengono meno dell’1%.
Il mining indipendente, tuttavia, rimane possibile almeno in teoria. Dispositivi per appassionati, come ad esempio Bitaxe, consumano quasi la stessa elettricità di una lampadina a uso domestico. Le possibilità di successo sono infinitamente basse, eppure i rari casi in cui dei miner singoli sono riusciti a estrarre un blocco dimostrano come anche il più piccolo contributo di energia permetta di partecipare alla lotteria delle ricompense in bitcoin.
Requisiti energetici
Nel mining di bitcoin, la principale voce di spesa è l’elettricità. Il mining consuma enormi quantità di energia, spesso misurate in gigawatt sulla rete globale. Le strutture generalmente sono situate in aree in cui l’elettricità è più economica o rinnovabile, come ad esempio in Canada, ricco di energia idrica, in Texas con i suoi parchi eolici, o in zone come il Paraguay con energia in eccesso.
Software e portafogli
I software di mining coordinano l’hardware e lo collegano alla rete Bitcoin o ai pool. Fra le opzioni maggiormente utilizzate figurano CGMiner, BFGMiner ed EasyMiner, che vanno dai programmi avanzati a riga di comando alle interfacce più user-friendly.
I software in genere sono scaricabili gratuitamente, sebbene spesso i miner investano per avere connessioni via cavo stabili e aggiornamenti dei firmware per performance elevate. Una volta guadagnate, le ricompense vengono depositate in un portafoglio Bitcoin. Per garantirne la sicurezza, di solito si utilizzano dispositivi hardware e protezioni con firma multipla.
Lati negativi e rischi del mining di bitcoin
Il mining comporta anche diversi svantaggi.
Consumo di energia elevato
Il meccanismo PoW di Bitcoin richiede un enorme dispendio energetico, sollevando discussioni sulle emissioni e sulla sua sostenibilità. Gran parte dell’hash rate è ancora alimentato dai carburanti fossili, soprattutto carbone e gas naturale. Parallelamente cresce l’uso delle rinnovabili: in particolare, l’idroelettrico offre una fonte di energia stabile senza le fluttuazioni giornaliere viste con il solare e l’eolico.
Costi vs ricompense
Il crescere della difficoltà e il dimezzamento delle ricompense si traducono per i miner in una minore redditività. Solo i miner dotati di hardware efficienti e fonti elettriche a basso costo riescono a operare in modo sostenibile. Quelli più piccoli spesso fanno fatica a competere.
Incertezza normativa
Alcuni governi sostengono il mining, mentre altri hanno imposto restrizioni o divieti. Le continue modifiche normative in materia fiscale, di concessione di autorizzazioni o utilizzo energetico possono avere ripercussioni dirette sulle operazioni di mining.
Rischi di centralizzazione
I maggiori impianti e pool di mining potrebbero detenere la maggioranza dell’hash rate globale, sollevando preoccupazioni su un eventuale attacco del 51%. Sebbene improbabile, se pochi soggetti controllassero la maggioranza della potenza di calcolo, potrebbero tentare operazioni di doppia spesa o bloccare alcune transazioni, minando la fiducia nei confronti della resilienza della rete.
In quali Paesi il mining di bitcoin è legale o soggetto a restrizioni?
Nel 2025, il mining di bitcoin risulta determinato tanto dalla geografia e dal quadro normativo, quanto dalla tecnologia. Con l’ingresso in circolazione di appena 450 nuovi bitcoin al giorno, per un valore di circa 50 milioni di dollari, il margine di guadagno dei miner si gioca sull’accesso a fonti energetiche a basso costo, infrastrutture stabili e norme favorevoli.
Le aree che combinano questi tre elementi sono diventate poli di attrazione per le operazioni su scala industriale, mentre altre hanno scelto di contrastare il mining con divieti o regolamentazioni severe.
Paesi che sostengono il mining
Stati Uniti: ampia scala e innovazione
Gli Stati Uniti rappresentano il primo polo mondiale per il mining di bitcoin, con il Texas in testa grazie a una rete elettrica deregolamentata, all’abbondanza di rinnovabili e alla propensione alla cattura del gas di torcia, mentre l’area del Pacifico nord-occidentale offre risorse idriche per un mix energetico altamente diversificato.
Le società quotate in borsa come Riot Platforms, Marathon Digital Holdings, CleanSpark, Cipher Mining e TeraWulf detengono una quota maggioritaria dell’hash rate mondiale, offrendo agli investitori un accesso regolamentato all’infrastruttura Bitcoin attraverso il mercato azionario.
I siti texani a integrazione verticale di Riot, l’espansione a capitale ridotto e i programmi di teleriscaldamento di Marathon, e il modello incentrato sulla sostenibilità di CleanSpark dimostrano come i miner statunitensi guidino l’innovazione nell’uso dell’energia, nell’equilibrio della rete e nell’impatto sulla comunità. Per un’esposizione diversificata, il CoinShares WGMI ETF offre l’accesso a questo settore in modo regolamentato, trasformando le azioni dei miner statunitensi in un punto d’accesso all’economia degli asset digitali per gli investitori tradizionali.
Canada: il vantaggio dell’energia idrica
Il Canada possiede vaste risorse idriche nelle province del Québec, del Manitoba e della Columbia Britannica. Inoltre, il clima freddo riduce le spese di raffreddamento e prolunga la durata degli hardware. Nonostante il Québec abbia stabilito un tetto massimo sull’elettricità disponibile per i miner, il Paese offre prezzi energetici competitivi e un quadro normativo trasparente.
L’insieme di questi elementi garantisce ai miner stabilità operativa, sebbene l’espansione su larga scala dipenda dalle politiche energetiche regionali.
Paraguay: surplus idroelettrico
Il Paraguay sta diventando il principale polo latinoamericano del mining, grazie al surplus di energia rinnovabile proveniente dalla diga di Itaipú, uno degli impianti idroelettrici più grandi al mondo. Sebbene il Paese produca più energia del fabbisogno nazionale, l’ente pubblico ANDE detiene il monopolio e chiede ai miner di negoziare contratti speciali o di pagare sovrapprezzi.
Questa situazione rende le operazioni più complesse, anche se le abbondanti disponibilità di elettricità a basse emissioni di carbonio offrono comunque un forte vantaggio dal punto di vista ambientale.
Kazakistan: carbone, energia idroelettrica e fortune alterne
Il Kazakistan è salito alla ribalta dopo il divieto sul mining emesso dalla Cina nel 2021, ritrovandosi a un certo punto a ospitare quasi un quinto dell’hash rate mondiale. L’abbondanza di energia derivante dal carbone e le politiche inizialmente permissive hanno esercitato un forte richiamo per i miner, man mano eroso dall’instabilità della rete, dalle nuove imposte sull’elettricità e dalle concessioni di autorizzazioni sempre più severe. Nel 2025 la quota del Kazakistan si è attestata intorno al 13% del mining mondiale, subendo un forte calo rispetto al passato, pur rimanendo rilevante. Il Paese è un esempio di come anche le condizioni più favorevoli possano ribaltarsi bruscamente quando mutano le infrastrutture e le norme.
Paesi con restrizioni o divieti
Cina: dal dominio assoluto a zero
Un tempo sede di oltre il 60% della capacità di mining mondiale, la Cina si è di fatto autoesclusa dal settore nel 2021 con un divieto totale del mining su larga scala. Questo evento ha scatenato la migrazione dei miner in America del Nord, Asia Centrale e Russia.
Pur persistendo delle forme di mining non autorizzato su piccola scala, il dominio della Cina in questo campo è oramai alle spalle.
Algeria e Marocco
In Marocco e Algeria il mining è completamente vietato. Le politiche energetiche e i severi controlli sulle attività finanziarie impediscono qualunque operazione legale di mining, bloccando la crescita della regione in questo settore.
Iran: politiche in stand-by
In passato l’Iran ha incentivato il mining per monetizzare l’energia in surplus, offrendo elettricità sovvenzionata e il rilascio di licenze. Tuttavia, i blackout ricorrenti e la forte pressione sulla rete nazionale hanno costretto le autorità a imporre divieti stagionali e blocchi improvvisi.
Di conseguenza i miner si sono ritrovati in un ambiente imprevedibile in cui i cicli delle autorizzazioni si susseguivano alle restrizioni, con l’impossibilità per l’Iran di attrarre investimenti stabili su larga scala.
Malesia: tassare anziché vietare
In Malesia il mining è permesso, ma il sistema fiscale societario e progressivo del Paese lo considera come reddito imponibile. In questo quadro gli operatori più piccoli difficilmente riescono a ottenere dei ricavi, mentre i miner più grandi possono comunque beneficiare di costi energetici contenuti.
Alcuni impianti hanno richiamato l’attenzione per l’uso non autorizzato dell’elettricità. Ciononostante, rispetto ai Paesi in cui vigono divieti assoluti, la Malesia rimane più aperta, ponendo l’imposizione fiscale come principale meccanismo di controllo.
I nuovi hub che stanno ridisegnando il panorama mondiale del mining di bitcoin
Emirati Arabi Uniti (EAU)
Nel 2025 gli EAU si sono affermati come attore strategico nel panorama dei bitcoin detenuti da Stati sovrani. Grazie a Citadel Mining, un impianto fondato dalla International Holding Company, di proprietà della famiglia reale di Abu Dhabi, e realizzato in soli sei mesi sull’isola Al Reem, gli Emirati hanno estratto all’incirca 9.300 BTC, di cui circa 6.333 BTC detenuti in portafogli controllati dallo Stato.
Etiopia
L’Ethiopian Electric Power (EEP) ha sfruttato l’energia idroelettrica in eccesso per generare ricavi per 55 milioni di dollari in un periodo di 10 mesi, vendendo il surplus di energia ai miner di Bitcoin. Inizialmente accolta come una promettente iniziativa di monetizzazione energetica (con il 2,25% dell’hash rate mondiale e 200 milioni di dollari di ricavi a breve termine), la EEP ha poi bloccato il rilascio di nuove licenze per il mining di criptovalute. La decisione nasce dalle preoccupazioni dovute alle pressioni sulla rete e dalla necessità di bilanciare la richiesta di mining con il fabbisogno energetico dei milioni di abitanti ancora privi di elettricità.
Argentina
Nel 2024 l’Argentina ha iniziato a sfruttare il gas naturale in eccesso, normalmente bruciato durante l’estrazione del petrolio, come fonte per il mining di bitcoin. Grazie alla partnership fra YPF Luz (controllata dalla società pubblica YPF) e Genesis Digital Assets (GDA), nella provincia di Neuquén è nato un impianto di mining che sfrutta energia che altrimenti andrebbe sprecata.
L’impianto è dotato di circa 1.200 computer per il mining, riducendo le emissioni e dimostrando un uso innovativo del gas sottoprodotto. Oltre a ridurre la combustione del gas, questo modello genera ricavi e promuove la sostenibilità, trasformando l’inquinamento in utilizzo energetico produttivo.
Impatto delle norme sul mining
La disponibilità di energia è una premessa essenziale, ma di per sé non garantisce il successo delle attività di mining. Infatti, un quadro normativo chiaro e coerente è altrettanto importante. Paesi come gli Stati Uniti e il Canada hanno attratto investimenti istituzionali grazie a norme trasparenti e alla tutela dei diritti di proprietà. Al contrario, l’incertezza normativa in Kazakistan, le ricorrenti restrizioni imposte in Iran e i divieti assoluti in Cina e Algeria hanno dimostrato che l’instabilità spinge i miner a spostarsi altrove.
I governi stanno iniziando a inserire il mining nelle loro strategie energetiche più ampie: ad esempio sfruttando il gas inutilizzato in Texas e Oman, usando l’energia idroelettrica in eccesso in Paraguay ed Etiopia, o l’energia geotermica in El Salvador e Islanda.
La tendenza mondiale è inequivocabile: il mining di bitcoin prospera laddove energia a basso costo e chiarezza normativa vanno di pari passo. In mancanza di questi presupposti, i miner si trasferiscono in contesti che offrono un ambiente più sicuro per le loro attività nel lungo termine.
Futuro del mining di bitcoin
Il futuro del mining è segnato dagli halving programmati, dagli sforzi verso la sostenibilità e dal coinvolgimento dell’industria.
Impatto degli halving
L’halving riduce le ricompense e costringe i miner a trovare nuove soluzioni. Il 20 aprile 2024 l’halving ha ridotto le ricompense da 6,25 BTC a 3,125 BTC per ogni blocco, costringendo, nel periodo 2024-2025, i miner meno efficienti a farsi da parte.
Gli halving futuri, probabilmente, daranno una spinta verso la concentrazione in strutture più grandi per ottimizzare i costi energetici.
Sostenibilità ed energia rinnovabile
Il mining si sta spostando inesorabilmente verso fonti energetiche più pulite. Secondo diversi studi, oltre la metà delle operazioni globali utilizza energia rinnovabile. Sono sempre più frequenti i progetti che prevedono l’uso di energia eolica, solare e idroelettrica, poiché i miner puntano sia all’efficienza dei costi che alla responsabilità ambientale.
Fra queste, l’idroelettrico si è dimostrato la fonte più affidabile, con output stabili che mantengono gli impianti in funzione giorno e notte. Al contrario l’eolico e il solare, sebbene in ascesa, spesso richiedono un’integrazione con fonti fossili o gas naturale per garantire il funzionamento senza interruzioni dell’hardware per il mining.
Mining e sicurezza della rete
Nel settembre 2025 l’hash rate ha continuato a raggiungere picchi record, rafforzando la sicurezza della rete contro eventuali attacchi. Nonostante la diminuzione delle ricompense di blocco, nel lungo termine le commissioni di transazione dovrebbero diventare un incentivo sempre maggiore, garantendo il coinvolgimento dei miner nella sicurezza della rete per il prossimo secolo.
Mining istituzionale e su scala industriale
Nel 2025 gli attori istituzionali sono ormai in prima linea nel mining di bitcoin. Le società quotate in borsa, le imprese energetiche e i fondi di investimento stanno integrando il mining nelle strategie aziendali più ampie.
Questa strutturazione professionale genera capitale, efficienza operativa e armonizzazione normativa, trasformando il mining in un’industria globale matura.
Alcuni operatori adottano strategie ibride, combinando la produzione di bitcoin con l’espansione in attività affini legate ai centri di elaborazione dati. Sfruttando le ricompense del mining per realizzare infrastrutture per i settori più richiesti (come ad esempio l’intelligenza artificiale), queste imprese stanno creando modelli a integrazione verticale che mettono in correlazione il mining di bitcoin con servizi informatici più ampi.
Conclusioni
Il mining di bitcoin rappresenta sia la base per la sicurezza di Bitcoin che uno dei suoi aspetti più discussi. Il mining ha la funzione di validare le transazioni, rendere la blockchain più sicura e disciplinare l’emissione di nuove monete.
Le operazioni di mining di bitcoin richiedono hardware specializzati, enormi quantità di energia e, spesso, la partecipazione a pool di miner. Il mining è alimentato da profitto, visione e posizionamento strategico ma, al tempo stesso, è messo alla prova dall’elevato consumo energetico, dalle incertezze normative e dai rischi di centralizzazione.
Con il proseguire degli halving e il ruolo centrale assunto dalla sostenibilità nel modello economico, il mining consisterà sempre più in operazioni pulite su scala industriale realizzate grazie alle rinnovabili. Nonostante le incognite, il mining continua a essere fondamentale per conservare la struttura decentralizzata di Bitcoin e la sua resilienza nel lungo termine.
Domande frequenti
Quanto tempo ci vuole per estrarre 1 bitcoin?
Dipende dall’hash rate e dalla partecipazione o meno a un pool. In media, il mining di un bitcoin fatto da un singolo privo di apparecchiature su scala industriale richiede anni.
Una persona comune riuscirebbe a estrarre un bitcoin?
Oggigiorno fare mining da soli è praticamente impossibile. In genere i miner si aggregano in pool, dove le ricompense vengono distribuite in base al contributo apportato.
Il mining di bitcoin è tracciabile?
Le ricompense di mining vengono registrate nella blockchain. Mentre i wallet address sono visibili, l’identità di chi vi sta dietro non viene rivelata.
Il mining di bitcoin è legale?
Dipende dalla giurisdizione. Paesi come Stati Uniti e Canada lo permettono, altri come la Cina lo vietano.

