
Bitcoin come asset di tesoreria per la tua impresa: ne vale la pena?
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Sebbene Bitcoin sia stato originariamente progettato come mezzo di scambio, questo asset digitale ha ormai assunto altri ruoli nel sistema finanziario globale. Tra questi, seppur relativamente nuovo, c’è il suo ruolo come asset di tesoreria. Secondo Bitcoin Treasuries, 80 società quotate in borsa detenevano 632.381 BTC nel proprio bilancio al 25 febbraio 2025, per un valore di 55,89 miliardi di dollari. Altre 20 aziende private detenevano 424.126 BTC, per un valore di 37,49 miliardi di dollari. Un’altra stima pubblicata a settembre 2024 da River Financial indicava che, ad agosto 2024, le aziende detenevano almeno il 3,3% del totale di Bitcoin in circolazione.
Questo articolo illustra i rischi del possesso di Bitcoin e i potenziali rendimenti, prima di esplorare i diversi approcci con cui aggiungerli alla propria tesoreria aziendale.
Bitcoin: già un asset per le società per azioni quotate in borsa
La società di analisi aziendale Strategy (ex MicroStrategy) ne detiene la quota di gran lunga maggiore, per un totale di 478.740 BTC (per un valore di 42,22 miliardi di dollari al 25 febbraio 2025). Fondata nel 1989 dal campione delle cripto Michael Saylor e il suo socio Sanju Bansal, Strategy è stata una delle prime aziende al di fuori del settore delle criptovalute ad aggiungere Bitcoin al suo bilancio nel 2020. Data l’importanza della partecipazione dell’azienda, molti investitori vedono le sue azioni come un proxy di Bitcoin.
Il secondo principale detentore è MARA Holdings, un miner che compete per validare le transazioni nel meccanismo di consenso Proof of Work di Bitcoin risolvendo problemi matematici complessi. A settembre 2024, Bitcoin Magazine ha classificato MARA come il più grande miner per hash rate, la potenza di calcolo necessaria per convalidare le transazioni. Al 25 febbraio 2025, l’azienda deteneva 45.659 BTC, per un valore di 4,02 miliardi di dollari.
Tesla, gestita dal miliardario Elon Musk, è uno dei detentori di Bitcoin più famosi (11.509 BTC per un valore di 1.013 milioni di dollari al 25 febbraio 2025). Tuttavia, la casa produttrice di auto elettriche ha una storia complicata con Bitcoin. Dopo aver acquistato circa 40.000 BTC nel 2021 (per un costo all’epoca di 1,5 miliardi di dollari) e aver permesso ai clienti di acquistare auto in Bitcoin, l’azienda ha venduto il 75% dei suoi Bitcoin durante il bear market del 2022. Successivamente, a ottobre 2024, Tesla ha trasferito i suoi Bitcoin rimanenti in vari portafogli sconosciuti. Al momento della stesura di questo articolo, l’azienda non aveva confermato i suoi piani per la partecipazione, anche se il report del quarto trimestre 2024 fa riferimento a un guadagno mark-to-market di 600 milioni di dollari sugli “asset digitali”.
I diversi approcci per aggiungere Bitcoin al proprio bilancio
Per finanziare i propri acquisti di Bitcoin, Strategy tende a rivolgersi ai mercati finanziari. Ha raccolto oltre 7 miliardi di dollari vendendo obbligazioni convertibili (strumenti che possono essere convertiti in un numero fisso di azioni della società); l’ultima vendita ha avuto luogo a novembre 2024. Strategy ha inoltre venduto delle azioni a inizio 2025 e utilizzato i proventi per acquistare oltre 2.500 BTC (del valore di 243 milioni di dollari) e ha annunciato il suo piano di vendere fino a 2 miliardi di dollari di azioni privilegiate (che hanno dividendi superiori alle azioni ordinarie) per finanziare ulteriori acquisti. Questo approccio è ad alto rischio e ad alti rendimenti. A dicembre 2024 la piattaforma di informazione sulle criptovalute Cointelegraph ha riportato che Strategy aveva generato un profitto di 17 miliardi di dollari dalle proprie partecipazioni, ma la volatilità di Bitcoin potrebbe incidere sulla capacità dell’azienda di ripagare i propri debiti.
Block, una società quotata in borsa lanciata dal fondatore di X (precedentemente Twitter) Jack Dorsey, ha adottato un approccio diverso. La società di fintech, che al 25 febbraio 2025 deteneva 8.363 BTC per un valore di 737,6 milioni di dollari, ha annunciato a maggio 2024 che avrebbe investito il 10% dei profitti derivanti dai suoi prodotti cripto in Bitcoin. Nella sua lettera trimestrale agli azionisti, Dorsey ha spiegato che, secondo l’azienda, “il mondo ha bisogno di un protocollo aperto per il denaro, che non sia di proprietà o controllato da una singola entità”.
Un’altra possibilità è quella di comprare Exchange-Traded Product (ETP), che replicano il prezzo di Bitcoin (al 25 febbraio 2025 i prodotti di investimento detenevano 1.336.085 BTC). Gli ETP su cripto vengono negoziati in Europa da oltre 10 anni e 250 prodotti sono attualmente quotati nella regione. Negli Stati Uniti la Security and Exchange Commission ha approvato 11 Exchange-Traded Fund (ETF) su Bitcoin all’inizio del 2024.
Gli ETP e gli ETF vengono negoziati sulle borse tradizionali come azioni, per cui sono più facili da registrare rispetto a Bitcoin acquistati direttamente. Nella maggior parte delle giurisdizioni esistono regole chiare sulla tassazione dei prodotti di investimento, mentre le norme relative alle criptovalute sono ancora in evoluzione. Un ulteriore vantaggio è il fatto che il fornitore si assume la responsabilità della custodia dei Bitcoin sottostanti, il che significa che le PMI non devono preoccuparsi di creare, gestire e, soprattutto, proteggere un portafoglio digitale.
E le PMI?
È importante ricordare che non sono solo le aziende blue chip a detenere Bitcoin. Uno studio di Hartford Steam Boiler, una controllata della compagnia assicurativa globale Munich Re, mostra che poco più del 20% delle piccole e medie imprese (PMI) negli Stati Uniti li acquista per uso proprio e più di un terzo li accetta come forma di pagamento. Le piattaforme di criptovalute hanno riconosciuto questa tendenza già nel 2021.
Il potenziale di rendimento e la copertura dall’inflazione non sono gli unici vantaggi che Bitcoin offre alle PMI. Può infatti aiutare a superare molte delle sfide poste dai sistemi finanziari tradizionali, specialmente per le imprese situate in Paesi in via di sviluppo.
Le richieste di credito possono impiegare molto tempo e risorse, per non parlare delle garanzie proibitive richieste dalle banche. Le applicazioni di finanza decentralizzata, che si basano sulla tecnologia blockchain e sfruttano i contratti intelligenti, forniscono accesso a fonti di finanziamento alternative che eliminano gli intermediari come le banche. Le PMI possono inoltre utilizzare la propria partecipazione in Bitcoin come garanzia per i prestiti.
Un’altra sfida che le PMI devono affrontare è il costo per l’invio di denaro da un Paese all’altro, che, secondo una stima della Banca Mondiale, si attesta a circa il 6,3% del valore della transazione. Bitcoin semplifica il commercio internazionale perché prevede commissioni molto più basse, in media poco più di un dollaro a febbraio 2025. Inoltre, le transazioni in Bitcoin si concludono tipicamente in pochi minuti, rispetto al periodo di un massimo di cinque giorni necessario a una PMI per trasferire denaro attraverso un’istituzione finanziaria.
Bitcoin potrebbe infine compensare alcune fluttuazioni a lungo termine della valuta fiat, il che può essere particolarmente importante per le aziende esposte ai mercati esteri o per quelle con sede in Paesi con un’alta inflazione, come l’Argentina. Negli ultimi 10 anni, il peso ha perso il 99% del suo valore rispetto al dollaro americano, mentre Bitcoin è cresciuto di quasi il 17.000%.
Rischi e rendimenti
Uno dei principali rischi per le PMI è la volatilità di Bitcoin, il cui prezzo può fluttuale considerevolmente a seconda di vari fattori, come il sentiment degli investitori, le norme finanziarie e l’evoluzione della tecnologia sottostante. Sebbene la sua volatilità si sia attenuata con la maturazione di Bitcoin, l’indice di volatilità di Bitcoin a 60 giorni si è attestato all’1,58% (al 25 febbraio 2025), in calo rispetto al 7,05% di aprile 2020, ma significativamente superiore alla media dell’oro (1,2%) e della maggior parte delle valute fiat (in genere tra lo 0,5% e l’1%).
Un’altra questione importante riguarda la custodia. L’acquisto di Bitcoin direttamente da un exchange di criptovalute, che può essere poco o per nulla regolamentato, richiede a una PMI di detenerli in un portafoglio digitale. Tali portafogli possono essere hot wallet, connessi a internet e pertanto esposti a rischi maggiori in termini di criminalità informatica, o cold wallet, che implicano il trasferimento di Bitcoin su un dispositivo fisico che deve essere conservato in sicurezza. Gli exchange possono anche detenere criptovalute per conto degli utenti, ma il crollo di FTX a novembre 2022 ha evidenziato il rischio di controparte associato a questa soluzione. In questo contesto, gli ETF e gli ETP offrono un’alternativa per le entità avverse al rischio.
Dal punto di vista dei rendimenti, Bitcoin ha il potenziale di generare guadagni futuri e di diversificare la tesoreria. Detenere denaro comporta un costo opportunità. Per esempio, l’elevata inflazione innescata dalle misure di stimolo economico attuate durante la pandemia di COVID ha eroso il valore della liquidità depositata nelle tesorerie aziendali. Al contrario, Satoshi ha progettato Bitcoin in modo che sia anti-inflazionistico limitandone l’offerta totale a 21 milioni. Secondo le stime di CoinShares, la sua correlazione, ovvero la misura in cui si muove nella stessa direzione di altri asset, con attivi di tesoreria tradizionali, come i titoli di Stato, è relativamente bassa.
Tra l’altro CoinShares ricorda agli investitori che destinare fino al 4% del proprio portafoglio a Bitcoin, e ribilanciare questa esposizione trimestralmente, ha permesso in passato di approfittare di potenziali guadagni limitando l’impatto della volatilità. Una regola simile si potrebbe applicare alle PMI.
Conclusioni
Satoshi Nakamoto ha progettato Bitcoin come mezzo di scambio, ma da allora è stato adottato come asset di tesoreria. Una vasta gamma di aziende cripto e non detiene Bitcoin, come la famosa società di analisi aziendale Strategy, ma anche miner quotati in borsa come Marathon Digital e aziende produttrici di beni di consumo come Tesla.
Le PMI devono riconoscere i rischi legati al possesso di Bitcoin, in primo luogo la sua volatilità rispetto ad altre classi di asset. La custodia è un altro aspetto da tenere in considerazione, data la complessità di conservare un asset digitale. Tuttavia, Bitcoin offre la possibilità di generare profitti e rappresenta una fonte preziosa per la diversificazione della tesoreria.
Le imprese adottano diverse strategie per l’aggiunta di Bitcoin al proprio bilancio, tra cui la raccolta di fondi nei mercati finanziari e la destinazione di una percentuale dei profitti all’acquisto di Bitcoin. In alternativa gli ETF offrono una soluzione regolamentata per esporsi a Bitcoin senza le difficoltà legate alla custodia.