
Intervista: Aydin Kilic, CEO di Hive Digital Technologies
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“Se il mining di bitcoin fosse così semplice, chiunque lo farebbe”
È un pomeriggio soleggiato di primavera a Parigi. Ci troviamo seduti nel tranquillo ed elegante lounge del Nolinski Hotel, un ambiente raffinato in perfetta sintonia con una conversazione riguardo a un settore che è tutto fuorché silenzioso: il mining di bitcoin. Il nostro invitato del giorno è Aydin Kilic, CEO di HIVE Digital Technologies, che ci raggiunge vestito con un look total black, una maglietta di Bitcoin, eleganti Common Projects ai piedi e il tipo di calma sicurezza di sé che suggerisce che è a suo agio sia nel discutere l’efficienza del terahash, sia nel consultare una guida ai ristoranti parigini (ci ha fatto molte domande sulla scena gastronomica).
Il percorso di Aydin Kilic nelle criptovalute non ha seguito il consueto svolgersi delle cose. Infatti, ha iniziato la sua carriera nel settore dell’ingegneria elettrica come specialista in radiofrequenze, prima di lanciarsi nel mercato immobiliare ad alto rendimento dell’area di Vancouver, facendosi le ossa con lo sviluppo del territorio, i distressed asset e la dura matematica del flusso di cassa. È durante la prima ondata di frenetico interesse del pubblico verso le criptovalute nel 2017, che mette le basi per una piccola operazione di mining, Fortress, e osserva HIVE diventare la prima compagnia di criptovaluta quotata in borsa, un fatto chiave che darà forma alla sua traiettoria futura.
Dal cablaggio di torri radio alla raccolta di 20 milioni di dollari in un mese per acquisire un’infrastruttura di mining da 2 MW e quotarla in borsa, il suo percorso è stato tutt’altro che lineare. Dopo aver superato il bear market del 2019-2020 come CEO di Fortress Blockchain, è entrato a far parte di HIVE nel 2021, giusto in tempo per aiutare a fare suonare la campana del Nasdaq. Da quel momento in poi, ha guidato la società attraverso il merge di Ethereum, due halving di Bitcoin, una collaborazione con Intel per la realizzazione di ASIC personalizzati e un’audace svolta verso l’intelligenza artificiale e la computazione ad alte prestazioni.
È una storia che ci parla di resilienza, visione e della disciplina dietro alla corsa agli armamenti dell’hash rate, raccontata nei panni, o piuttosto, nella maglietta nera, di qualcuno che l’ha vissuta in prima persona.
CoinShares: HIVE Digital Technologies è stata quotata in borsa nel 2017 e, da allora, è sopravvissuta a ben due bear market. Come riesce un miner Bitcoin a destreggiarsi in queste circostanze?
Aydin Kilic: Con disciplina. HIVE è un operatore low-cost con le spese G&A (generali e amministrative) per bitcoin emesso più basse del settore. Alcuni concorrenti spendono smisuratamente, in jet privati e team eccessivamente numerosi. Bisogna controllare il bilancio finale: costi di gestione a fronte di bitcoin emessi. In un periodo di bull market, il tempo di attività è la chiave per massimizzare il profitto. In uno di bear market, invece, è la tua ancora di salvezza. Anche la tesoreria e l’implementazione hanno la loro importanza e non bisogna mai scordarsi di non pagare cifre eccessive per l’ASIC. Motivo per il quale, ne abbiamo costruito uno nostro. Il prezzo dell’ASIC — dollaro per terahash — subisce fluttuazioni, proprio come accade per i beni. All’inizio della nostra attività, i miner S9 Bitmain del 2016 avevano un tasso di 13,5 TH/s. Oggi i miner S21 Pro raggiungono oltre i 200 TH/s, venti volte di più. L’hash rate è diventato un bene economico.
Ci racconti di più.
Esiste un’equazione del ritorno sull’investimento (ROI) basata su fattori fisici, che raffronta l’output — ROI in giorni — con gli input
— prezzo del bitcoin, difficoltà della rete, prezzo dell’elettricità ($/kWh), efficienza delle macchine (joules/TH) e prezzo dell’ASIC.
Non hai il controllo sul prezzo e sulla difficoltà, ma puoi controllare il CapEx, le spese in conto capitale, e l’implementazione. A dicembre ci siamo assicurati degli S21+ a 14 $/TH, quando altri pagavano 21 $/TH, un divario sostanziale. È semplice: se non può fare mining a un prezzo inferiore a quello di bitcoin, non farlo, compra e basta.
Ci sono analogie tra il settore immobiliare e il mining di bitcoin?
Sì, il tempo è un fattore fondamentale. Per gli immobili, il tasso di capitalizzazione determina il ROI. Ma acquistare in un momento di picco del mercato con un rendimento basso è una mossa azzardata. Nel caso del mining, i periodi di bear market sono il momento migliore per scalare, quando il prezzo del dollaro per terahash per ASIC è basso. Il vantaggio è la possibilità di assicurare tutte le proiezioni e i modelli di flusso di cassa basati sull’economia del bear market. Se si è capaci di raggiungere un ROI di un anno in queste circostanze, quando ritorna il bull market, il ROI potrebbe ridursi a soli sei mesi. È abbastanza simile all’investimento in immobili. Per esempio, se si acquista un locale commerciale, gli investitori fanno riferimento al tasso di capitalizzazione: un tasso del 3% comporta un ritorno annuo del 3%, un tasso del 10% avrà un ritorno del 10%. Ma la tempistica è importante:
se si acquista al picco di mercato e con un tasso di capitalizzazione solo del 3% e, in seguito, il mercato crolla dimezzando il valore della proprietà, il rendimento non sarà sufficiente a recuperare le perdite. La tempistica è cruciale. Il mercato immobiliare cambia lentamente, ma non è così per le criptovalute che possono variare velocemente e in modo drastico.
Detto ciò, è importante riconoscere le variabili macroeconomiche che sono al di là del proprio controllo. Prendiamo l’esempio del divieto sul mining in Cina del 2021, che causò un crollo dell’hash rate che si trasformò in un vantaggio per i miner oltre i confini del paese asiatico. A livello locale, le normative possono cambiare da località a località: una regione può vietare l’attività di mining e un’altra, invece, accoglierla; un senatore potrebbe appoggiarla, un altro opporvisi. È un settore difficile, in cui la resilienza e la disciplina sono assolutamente essenziali.
Prima ha parlato della costruzione del suo ASIC esclusivo. Guarda con attenzione anche all’IA. In questo momento, definirebbe HIVE più come una società di infrastrutture che una società di mining?
Senza dubbio. È una definizione accurata e, fondamentalmente, è così: HIVE è una società di infrastrutture. Che si tratti di Bitcoin, Ethereum o IA, misuriamo i ricavi in $/kWh, mantenendo la stessa metrica costante in tutti i carichi di lavoro. Perché? Perché il costo di un centro di elaborazione dati, se si tratta di un centro di elaborazione dati di livello 3 o di un’infrastruttura di mining di Bitcoin, non ha importanza. Il costo dell’energia elettrica è sempre misurato in dollari per chilowattora. Prendiamo dei numeri precisi: un tempo il mining di Ethereum permetteva di guadagnare fino a 0,90 $/kWh.
Post-merge, il ricavo per GPU precipitò a 0,07 $/kWh. Ma l’aspetto da capire nel mining di criptovalute è che tutto è asintotico. Un asintoto è una linea che si avvicina allo zero, ma non lo fa mai a mano a mano che il tempo si avvicina a zero. L’hashprice è asintotico, giusto? Quando affronta un bear market, non arriva a zero. Il valore si riduce e poi la difficoltà si corregge e si stabilizza. Alla fine, il mining GPU era ancora competitivo con bitcoin a 0,10 $/kWh. Poi abbiamo spostato 400 GPU sui carichi di lavoro HPC, guadagnando 1 $/kWh, che con le nuove schede NVIDIA raggiungerà i 2 $/kWh. È normale che la gente si chieda: perché non passare semplicemente all’IA? Perché il CapEx non è lo stesso: stiamo parlando di 30 milioni di dollari al MW per l’IA, a fonte di 1 milione di dollari per l’ASIC di bitcoin. E, a seconda del mercato, uno dei due ha una maggiore volatilità, il che li rende davvero una buona copertura l’uno per l’altro. Abbiamo un flusso di cassa costante. So che è complesso, ma è così che dobbiamo pensare all’attività. Se fosse facile, chiunque lo farebbe.
HIVE ha da tempo assunto una posizione di società di mining sostenibile. Ma cosa significa sostenibilità nel contesto del mining di bitcoin?
Per noi la sostenibilità significa alcuni punti fondamentali.
Innanzitutto, che siamo orientati all’energia verde e i nostri siti sono alimentati da fonti di energia rinnovabili. Ad esempio, a soli cinque minuti dal nostro stabilimento del New Brunswick, in Quebec, è possibile vedere la diga idroelettrica che alimenta le nostre attività. In Svezia collaboriamo con Vattenfall, che in svedese significa letteralmente “cascata”, sottolineando ancora una volta il nostro impegno nei confronti dell’energia idroelettrica. Operavamo anche in Islanda, utilizzando l’energia geotermica e scalando tra i 4 e gli 8 megawatt nel tempo. Tuttavia, a causa di cambiamenti nella normativa, abbiamo spostato le operazioni. Ora ci concentriamo sul Paraguay, dove l’intera rete è alimentata a energia idroelettrica. È uno sviluppo davvero emozionante, dato che in quell’area disponiamo di 300 megawatt. Abbiamo acquisito un sito da 200 MW che, all’epoca, era stato completato al 90%, e che ora è completamente operativo e con piena potenza. Alimenta due siti: uno da 200 MW e l’altro da 100 MW, entrambi mediante energia idroelettrica sostenibile.
Si dice spesso che il mining di bitcoin non sia realmente ben accettato dalle comunità locali. Qual è la sua esperienza al riguardo?
Oltre all’energia, sostenibilità significa sostenere le comunità locali: amiamo investire nelle aree in cui operiamo. In Quebec riutilizziamo l’energia della nostra infrastruttura di mining di bitcoin da 30 MW per riscaldare un vicino impianto industriale di quasi 200.000 metri quadrati, che produce piscine. Gli inverni del Quebec sono rigidi e il riutilizzo dell’energia è un ottimo esempio pratico di sostenibilità.
In Paraguay, il nostro impegno si estende alle infrastrutture e all’istruzione. Abbiamo incontrato il governatore della provincia di Cordillera, a cui abbiamo chiesto di cosa avesse bisogno la comunità. La risposta era semplice: avevano bisogno di elettricità. Perciò ci siamo quindi impegnati a elettrificare 18 scuole locali. Quattro sono già state completate e finiremo le altre quest’anno e il prossimo. È così che contribuiamo in modo significativo alle regioni in cui operiamo.
Per finire, svolgiamo un ruolo importante nella stabilità della rete. In Svezia siamo il principale attore partecipante al bilanciamento della rete nazionale. Il nostro software avanzato ci permette di ridurre la tensione sulla rete elettrica, minimizzando la necessità di costosi generatori di riserva. Siamo stati pionieri di iniziative simili anche nel New Brunswick.
Tutti questi sforzi, l’energia rinnovabile, il riutilizzo dell’energia, gli investimenti nella comunità e l’integrazione della rete, rappresentano insieme il significato di sostenibilità per HIVE.
Attualmente ci troviamo in una fase in cui l’attività della rete Bitcoin appare piuttosto bassa: le mempool sono relativamente vuote. Come vede l’evolversi della situazione? È un fattore che sta influenzando le vostre operazioni?
È vero che l’attività di mempool in questo momento è bassa, ma dal punto di vista di un miner, la nostra attenzione è rivolta principalmente all’hash rate della rete e alla difficoltà, ed entrambe sono attualmente ai massimi storici. Questo significa che c’è ancora un'immensa quantità di potenza di calcolo che protegge la rete.
Per quanto riguarda le dimensioni della mempool o l’attività on-chain, queste metriche fluttuano naturalmente, sono influenzate da molti fattori esterni imprevedibili. Se ne possono osservare le tendenze, ma non si possono fare previsioni affidabili. È per questo che non li sovraindicizziamo dal punto di vista operativo. Ora, le commissioni di transazione, al di fuori di periodi di bull market estremi, rappresentano in genere solo una piccola parte delle entrate dei miner, di solito a una sola cifra (tra l’1 e il 3%). Quindi, anche se la mempool è meno attiva, questo non influisce materialmente sui nostri profitti.
È preoccupato per le prospettive a lungo termine se questa tendenza dovesse continuare?
Non siamo eccessivamente preoccupati, perché l’adozione a lungo termine continua a crescere. Gli investitori istituzionali stanno entrando nello spazio, il che potrebbe significare un numero minore di transazioni, ma di maggiore entità, rispetto all’attività retail ad alta frequenza. In ogni caso, lo spazio dei blocchi continua a essere utilizzato, ma si sta evolvendo. La diminuzione delle ricompense del blocco fa semplicemente parte del progetto di Bitcoin, come illustrato nel libro bianco. Per questo motivo sottolineiamo un parametro di redditività fondamentale, ossia i ricavi per chilowattora. Questo riflette tutto l’insieme: ricompensa del blocco, prezzo del bitcoin, efficienza della macchina e difficoltà della rete. Il mercato si autoregola. Pensiamo agli strati di una cipolla: alcuni miner operano a 0,02 $/kWh, altri a 0,03 a 0,04 o a 0,05. Ognuno di essi ha un diverso punto di pareggio. Quelli con costi più elevati, macchine più vecchie e meno efficienti sono i primi a essere espulsi quando i margini si restringono. Storicamente, e anche dopo un halving, non abbiamo mai visto le entrate di mining scendere sotto i 4 centesimi per chilowattora per un periodo significativo. Ho dovuto fare un’analisi dettagliata di questo aspetto durante la nostra revisione fiscale del 2019, quando il mining di criptovaluta era ancora considerato una novità da molti revisori. Il minimo assoluto che abbiamo registrato è stato di circa 0,035 $/kWh, e anche in quel caso è durato solo un giorno. Oggi, anche le macchine più vecchie hanno un punto di pareggio superiore a 0,05 $/kWh. Le macchine di nuova generazione hanno ancora un rendimento di circa 0,10 $/kWh.
Sebbene la compressione dei ricavi si verifichi dopo l’halving, le dinamiche più ampie della scarsità di bitcoin e della crescente adozione tendono a spingere nel tempo il prezzo verso l’alto, sostenendo la redditività a lungo termine. In prospettiva, quando le ricompense dei blocchi raggiungeranno lo zero, le commissioni di transazione diventeranno probabilmente l’incentivo principale. A quel punto, tra 100 anni, il mining sarà altamente industrializzato e, con tutta probabilità, integrato direttamente nel punto di produzione dell’energia. A ogni modo, è un futuro lontano.
Come vede l’adozione di Bitcoin in futuro?
Di recente ho visto diversi progetti che hanno iniziato a inserire i dati nella blockchain di Bitcoin, il che è una novità, giusto? Al momento si tratta per lo più di NFT bitcoin, ma l'importante è essere in grado di inserire dati specifici sulla blockchain di Bitcoin. Questo mi ricorda il mio passato nelle telecomunicazioni, in particolare nelle telecomunicazioni wireless. A metà degli anni 2000, tutti avevano un telefono cellulare. Si poteva parlare, magari inviare un testo o una foto sgranata, ma le fotocamere erano pessime. Ha presente il Motorola Razr? All'epoca lavoravo in un laboratorio dove stavamo sviluppando la tecnologia 4G, lo streaming video e i dati ad alta velocità. Ricordo che noi ingegneri ci chiedevamo: “Per chi lo stiamo facendo? Nessuno di questi telefoni ha bisogno di tutta questa larghezza di banda!” Non ce ne rendevamo ancora conto, ma stavamo costruendo le fondamenta per il futuro. Poi è uscito l’iPhone e boom! Tutto è cambiato. È lo stesso cambiamento di paradigma che vedo ora con Bitcoin. L’infrastruttura è già pronta. Bitcoin è una valuta basata sull’energia, il che le conferisce un valore reale e intrinseco. Ora, con Lightning e altre soluzioni di Layer 2, possiamo effettuare transazioni in modo più efficiente. Possiamo anche memorizzare le informazioni direttamente on-chain.
Alla fine, qualcuno creerà un’applicazione di punta che unisca tutti questi elementi, la velocità Layer 2, la sicurezza, i dati sulla catena, e questo spingerà una nuova ondata di adozione di Bitcoin. Sarà fra un anno, fra cinque anni? Difficile a dirsi, ma succederà, non ho dubbi. Stessa cosa per l’IA. Il primo GPT è uscito nel 2018, ChatGPT versione uno, ma non era così intelligente. Non era ancora molto utile, ma ha gettato le basi. Allo stesso modo, tutta l’infrastruttura Bitcoin sta ponendo le basi per un’utilità e un volume di transazioni molto maggiori sulla rete Bitcoin nei prossimi anni.
Come miner, lei è ovviamente concentrato su bitcoin, ma qual è il suo punto di vista sull’attuale panorama delle altcoin?
È un’ottima domanda. Ciò che trovo interessante rispetto a Bitcoin è che non ha un amministratore delegato, né un’autorità centrale. È la rete più robusta e decentralizzata che esista. La potenza di calcolo totale che lo assicura, a seconda dei giorni, è supportata da oltre 10 gigawatt di infrastrutture distribuite. A ciò si aggiungono i Layer 2 e la possibilità di incorporare i dati direttamente nella blockchain Bitcoin. È una combinazione molto potente. Per quanto riguarda Ethereum, personalmente ritengo che il passaggio al Proof of Stake sia stato un errore. Le autorità di regolamentazione statunitensi hanno suggerito che lo staking di token fosse assimilabile a titoli. E, a dire il vero, quando si emettono token, si distribuiscono alle persone e questi generano un rendimento, si inizia ad avere un funzionamento simile a quello delle azioni. Ecco perché apprezzo ciò che dice sempre Michael Saylor [fondatore di Strategy]: bitcoin è un bene digitale. Il Proof of Work è ciò che gli dona qualità assimilabili a quelle di un bene. Ethereum, invece, ha una fondazione con una struttura di leadership visibile, Vitalik e un gruppo centrale in grado di influenzare la rete. È stato soggetto a fork, come Ethereum Classic, e alla fine è passato al Proof of Stake. Ciò aggiunge un elemento di centralizzazione e di imprevedibilità che, a mio avviso, lo rende fondamentalmente diverso da Bitcoin.
Ora, per quanto riguarda le altre monete Proof of Work, penso che sia fantastico che esistano. Litecoin ne è un buon esempio. Ma per essere onesto, ho Bitcoin nel cuore. Tengo d’occhio il resto dell’ecosistema, ma la mia vera passione è bitcoin. Per me rappresenta denaro affidabile per il futuro.
Direbbe che l’amalgama tra bitcoin e il resto sia un fattore dannoso?
Con molti token più piccoli, quello che spesso vedo è opportunismo. La gente si butta a capofitto sperando in un ritorno moltiplicato cento o in una vincita rapida, una mentalità da auto di lusso, tutto e subito. Non è una cosa sostenibile. Se si vuole fare day trading, va bene, ma bitcoin è oro digitale. Si tratta di qualcosa che si può custodire in banca per 10 anni. Quando nel 2016 ho iniziato a investire in criptovalute, ho provato tutti i tipi di progetti. Nel 2017 c’erano ICO, poi NFT, DeFi e così via. Ognuna di queste scommesse sulle altcoin ha perso denaro o ha raggiunto lo zero. Per me, gli unici asset che hanno mantenuto o guadagnato valore sono stati bitcoin e alcuni ethereum che ho acquistato all’inizio. Col senno di poi, se avessi comprato e tenuto bitcoin, sarei stato molto meglio.
Come si immagina sé stesso e HIVE nei prossimi cinque anni?
Nei prossimi cinque anni, mi aspetto che HIVE continui ad affrontare le sfide cicliche del settore, come abbiamo fatto in passato. Entro la fine di quest’anno, saremo in grado di gestire 300 megawatt in Paraguay, con 25 exahash a livello globale, che rappresentano circa il 3% dell’hash rate totale della rete Bitcoin. Anche tenendo conto di un potenziale aumento del 30% della difficoltà della rete, prevediamo di estrarre oltre 10 bitcoin al giorno. Diciamo che, in un certo senso, sto già descrivendo dove saremo nei prossimi 12 mesi. Guardando oltre, abbiamo un chiaro tracciato per un’ulteriore espansione in Paraguay. Abbiamo sempre valutato le opportunità anche negli Stati Uniti e, sebbene sia difficile prevedere le esatte mosse da fare, siamo guidati da un principio base: se l’opportunità è scalabile in modo efficiente e offre un forte ROIC per i nostri azionisti (Return on Invested Capital, ritorno sul capitale investito), la sfrutteremo. Ci è voluto del tempo per trovare la giusta impostazione per l’energia verde in Paraguay, ma ce l’abbiamo fatta ed è stata una svolta. Mi aspetto che nei prossimi anni si verifichi un’ulteriore crescita guidata dall’innovazione.
Stiamo già lavorando con l’energia idroelettrica in Paraguay e credo che tecnologie come il raffreddamento a immersione e le infrastrutture integrate verticalmente diventeranno sempre più comuni. I miner che dimostrano tempi di attività costanti ed eccellenza operativa, come HIVE, collaboreranno sempre più strettamente con i fornitori di energia.
Pensa che l’industria del mining di bitcoin si evolverà da sola?
A titolo esemplificativo, immaginiamo una persona come Warren Buffett, non un “bitcoiner”, ma un investitore nel settore energetico. O qualcuno come Li Ka-Shing. Si tratta di individui che detengono un ingente patrimonio energetico. A un certo punto, potrebbero pensare: “bitcoin è una moneta basata sull’energia, io ho energia non utilizzata, che forse dovrei monetizzare attraverso il mining.” E in quel momento assisteremo a un cambiamento di paradigma.
Il settore è già cambiato radicalmente. Nel 2017 sono stati raccolti centinaia di milioni, nel 2021 la cifra era arrivata a miliardi. Gli operatori finanziari tradizionali, come le banche d’investimento, sono stati profondamente coinvolti. L’attività sul mercato pubblico è aumentata e, lentamente ma inesorabilmente, le banche hanno iniziato ad avventurarsi. Credo che l’ecosistema continuerà a maturare. Come per ogni nuova classe di asset, la regolamentazione e la conformità seguiranno il denaro. Le norme fiscali si stanno sviluppando, come abbiamo visto in Paesi come il Canada, dove la cannabis è diventata legale a livello federale, una volta che il governo ha compreso come tassarla e regolarla. Man mano che le borse di criptovalute diventano più conformi, vedremo emergere marchi più forti, piattaforme che non sono state compromesse o associate a comportamenti loschi. Un’infrastruttura di scambio più regolamentata e sicura creerà fiducia, soprattutto per quanto riguarda le monete fiat con rampe di accesso e di uscita.
Tutto ciò che posso dire è che il futuro sembra promettente ed è proprio per questo che sono in questo settore. Ho dedicato la mia carriera a questo lavoro e sono circondato da un team incredibile. Non si tratta di un lavoro individuale. Il nostro direttore finanziario, Darcy Daubaras, è la persona che ricopre questa posizione da più tempo all’interno del settore del mining di criptovaluta. Frank Holmes e io facciamo entrambi parte di HIVE dal 2017, una compagnia che ha goduto di una leadership stabile ed esperta. Abbiamo superato le avversità, siamo cresciuti a livello globale e siamo rimasti impegnati nell’innovazione e nella sostenibilità. Credo sinceramente che i prossimi cinque anni saranno i più entusiasmanti per noi.

