
Le stablecoin svelate: cosa sono e come usarle
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Le stablecoin sono considerate tra le applicazioni di punta delle criptovalute, perché semplificano una varietà di casi d’uso nella vita reale, ad esempio effettuare transazioni transfrontaliere più economiche. La capitalizzazione di mercato del settore ne riflette il potenziale, data la crescita fino a più di 200 miliardi di dollari a dicembre 2024.
In questo articolo spiegheremo come funzionano le stablecoin, prima di approfondire i loro casi d’uso sia nei sistemi finanziari tradizionali, sia in quelli delle criptovalute, esaminando i rischi affrontati dai detentori.
Definizione
Le stablecoin sono criptovalute che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a uno specifico asset o a una pool o un paniere di asset [1]. I meccanismi principali per mantenere stabile questo vincolo sono costituiti dalla collateralizzazione, in cui i token sono coperti da una riserva, o da algoritmi che adeguano la disponibilità di un token quando devia dal valore target.
Anche se le stablecoin sono pur sempre delle criptovalute, si differenziano per il loro grado di centralizzazione. A dicembre 2024, i token più importanti per capitalizzazione di mercato, USDT (134 miliardi di dollari) e USDC (39 miliardi di dollari), vengono emessi da autorità centrali (rispettivamente Tether e Circle). Entrambi questi token seguono l’andamento del dollaro statunitense con un rapporto di uno a uno, con il sostegno delle loro riserve. Per esempio, la riserva di USDC, verificata dalla società di revisione contabile Deloitte, era composta alla fine di ottobre 2024 da titoli di Stato USA, accordi di pronti contro termine (titoli di Stato a breve termine) e contanti.
Le valute digitali delle banche centrali (CBDC, dall’acronimo inglese) sono un’altra forma di stablecoin centralizzate. Tuttavia, hanno corso legale in quanto sono emesse dalle banche centrali e non da società private. Attualmente, solo la Nigeria e lo Zimbabwe hanno adottato le CBDC, mentre altri progetti pilota si stanno svolgendo in Paesi come Russia, Cina, India, Arabia Saudita e diversi Stati membri dell’Unione europea (a dicembre 2024).
DAI, la stablecoin con la terza maggiore capitalizzazione di mercato (5,3 miliardi di dollari a dicembre 2024), è decentralizzata. La sua riserva è custodita in contratti intelligenti chiamati Vault che operano sul protocollo Sky (in precedenza chiamato MakerDAO). È anche sovracollateralizzata, ossia il collaterale depositato dai detentori deve valere più dei token che ricevono. Il protocollo emette la stablecoin in forma di debito e si affida a diversi meccanismi per mantenere il rapporto di un DAI a un dollaro USA, tra i quali principalmente l’arbitraggio (i partecipanti acquistano DAI quando cade al di sotto di un dollaro e lo vendono per l’effetto contrario).
Il loro peso nel mercato delle criptovalute
Con una capitalizzazione di mercato di 200 miliardi di dollari, le stablecoin costituiscono una considerabile fetta del mercato complessivo delle criptovalute. Oltre ai token descritti in precedenza, la rosa dei primi cinque in cima alla lista è completata da FDUSD (1,9 miliardi di dollari a dicembre 2024), emesso da First Digital Labs, e da USDC di Tron (751 milioni di dollari), entrambi decentralizzati.
Il 99% delle stablecoin sono agganciate al dollaro USA, secondo quanto pubblicato recentemente nel rapporto Stablecoins: The Emerging Market Story. L’oro (0,62%) e l’euro (0,38%) compongono la maggior parte della quota restante. Gli autori indicano che alcune delle ragioni del predominio del dollaro possono essere trovate nella liquidità delle stablecoin con le più alte capitalizzazioni di mercato, oltre che nella forza del dollaro rispetto alla maggior parte delle altre valute fiat.
L’attuale utilità delle stablecoin
Le stablecoin hanno numerose applicazioni, sia nel sistema finanziario tradizionale, sia in quello delle criptovalute.
Rimesse: la Banca Mondiale stima che i lavoratori espatriati abbiano inviato nel proprio Paese d’origine più di 650 miliardi di dollari nel 2023, con una spesa media del 6,65%. Se da un lato è vero che le criptovalute sono un’alternativa più economica, dall’altro le stablecoin non sono soggette allo stesso livello di volatilità.
Pagamenti transfrontalieri: allo stesso modo, le stablecoin facilitano il movimento di denaro attraverso le frontiere per le transazioni commerciali. I Paesi in via di sviluppo ne traggono uno speciale vantaggio, dato che le società e la forza lavoro possono ricevere emolumenti per mansioni svolte a distanza.
Accessibilità al dollaro: le stablecoin consentono alla popolazione dei Paesi in via di sviluppo di avere accesso al dollaro USA, un’ancora di salvezza per i casi in cui l’inflazione sale svalutando la valuta nazionale. La ricerca mostra che queste sono state le criptovalute con il più alto tasso di crescita in Argentina nella seconda metà del 2023, in cui l’inflazione raggiunse vette di oltre il 25% entro la fine dello steso anno.
Copertura: la volatilità dei mercati delle criptovalute può essere difficile da digerire. Convertendo le partecipazioni in stablecoin durante i periodi di crisi, gli investitori possono proteggere i propri portafogli senza dove abbandonare l’ecosistema.
Finanza decentralizzata (DeFi): il mining di liquidità è una strategia di investimento che prevede il deposito di criptovalute in applicazioni DeFi per rifornire di liquidità in cambio di ricompense, tipicamente sotto forma di token nativi della stessa applicazione. Le stablecoin godono di una certa popolarità per il mining di liquidità per via della mancanza di volatilità, se paragonate ad altre criptovalute.
Previsioni sulle criptovalute: la società di analisi CryptoQuant ritiene che l’aumento della capitalizzazione di mercato delle stablecoin potrebbe provvedere alla liquidità che sta contribuendo a guidare l’ultimo rialzo del Bitcoin. Un recente post su un blog sosteneva l’esistenza di “un’alta correlazione tra il prezzo di Bitcoin e i flussi netti degli scambi di stablecoin” a settembre 2024.
Rischi delle stablecoin
Il principale rischio delle stablecoin è che si discostino dal valore dell’asset su cui si basano, che può avvenire per diversi motivi come una variazione delle condizioni di mercato che influisce sulla riserva oppure il cedimento del meccanismo di aggancio all’asset in questione. Ad esempio, UST, una stablecoin algoritmica emessa da Terra con una capitalizzazione di mercato di 18 miliardi di dollari al suo massimo livello, è crollata a maggio 2022. I grandi prelievi di UST da un protocollo di risparmio hanno provocato un “circolo vizioso” che ha fatto crollare il valore sia di UST che di Luna, la criptovaluta utilizzata per mantenere l’ancoraggio al dollaro USA.
I rischi normativi sono diminuiti nell’Unione europea dopo l’introduzione del Regolamento europeo sulle cripto-attività (MiCA). Il MiCA vieta le stablecoin algoritmiche e richiede che i token agganciati alle valute fiat siano sostenuti da una riserva con un rapporto di uno a uno. La riserva deve essere separata dalle altre attività dell’emittente e detenuta presso un depositario. Circle, l’emittente di USDC, è stato il primo a ricevere l’approvazione nell’ambito del regolamento. Gli Stati Uniti non hanno ancora un quadro normativo equivalente, anche se ad aprile 2024 il senato ha presentato una proposta di legge che introdurrebbe una regolamentazione delle stablecoin.
Infine, la minaccia delle CBDC sembra essersi allontanata negli Stati Uniti dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali dello scorso novembre. Trump è stato molto critico nei confronti delle CBDC durante la campagna elettorale: in un’intervista a Fox News, ha etichettato il dollaro digitale come “pericoloso”, perché permetterebbe al governo di prelevare denaro dai conti delle persone, e si è impegnato a bloccare l’emissione di una CBDC da parte della Federal Reserve in caso di elezione.
Conclusioni
Le stablecoin sono criptovalute che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a uno specifico asset o a una pool o un paniere di asset. Si mantengono agganciate all’asset di riferimento mediante la collateralizzazione o un algoritmo, con un grado di centralizzazione che dipende dalla struttura di ciascun token.
Le stablecoin hanno diverse funzioni. Nella finanza tradizionale, forniscono un metodo più economico per trasferire denaro da un Paese all’altro e consentono un accesso vitale ai dollari USA. Parallelamente, permettono agli investitori in criptovalute di avere copertura dalla volatilità e di ottenere un rendimento attraverso il mining di liquidità.
Il rischio maggiore associato alle stablecoin è la perdita dell’aggancio all’asset sottostante. In termini di regolamentazione, il panorama è più chiaro nell’Unione europea che negli Stati Uniti, anche se la minaccia delle CBDC si è affievolita negli USA dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali.
[1] https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2021/698803/EPRS_BRI(2021)698803_EN.pdf