
Interview: Zach Bradford, CEO di CleanSpark
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“Il nostro obiettivo come miner di Bitcoin è quello di rimanere operativi il più a lungo possibile”
Quando la città di Henderson costruì il suo primo quartiere nel 1941, Gene Hackman aveva 10 anni e aveva già deciso di voler fare l’attore¹, il gigante dei media Ted Turner frequentava il collegio² e Francis Ford Coppola, all’età di due anni, si era appena trasferito con la sua famiglia da Detroit a New York, destinato a creare un’eredità unica³.
Situata nel mezzo del deserto, a pochi chilometri da Las Vegas, questa città – che prende il nome dal senatore degli Stati Uniti Charles Henderson – venne definita da John F. Kennedy la “Città del Destino”. Dopo essere stata il centro della produzione statunitense di magnesio, essenziale per le munizioni durante la Seconda guerra mondiale, la città si è trasformata in un paradiso per le attività ricreative, noto per le sue strutture per famiglie, i ranch e i sentieri escursionistici.
È qui che abbiamo visitato la sede centrale di CleanSpark, un piccolo e umile edificio nascosto tra uno studio legale e un centro di chirurgia oculistica. Discreto dall’esterno, l’ufficio è chiaramente ben attrezzato: un dipendente di CleanSpark ci ha aperto la porta prima ancora che suonassimo il campanello. Derrick, l’assistente esecutivo del CEO, aveva già organizzato tutto in vista del nostro arrivo.
Questo incontro ha avuto luogo mentre a Las Vegas si svolgeva il CES, dandoci l’occasione perfetta per intervistare uno dei più grandi miner di Bitcoin degli Stati Uniti. Il nostro obiettivo? Comprendere meglio la traiettoria e i piani futuri di CleanSpark, in particolare alla luce del fatto che il nuovo presidente degli Stati Uniti ha garantito ufficialmente il suo sostegno al settore.
Vestito in modo impeccabile con un completo sartoriale a due pezzi, presumibilmente realizzato in un pregiato tessuto italiano, Zach Bradford ci ha accolto nel suo ufficio spazioso ma sobrio, dove erano esposti con cura cimeli a tema Bitcoin e Satoshi. Concentrato e diretto, il CEO e presidente di CleanSpark ha accettato di rispondere a tutte le nostre domande.
“Perché Henderson?”, gli abbiamo chiesto. “Non ci sono siti di mining qui.”
“Fa troppo caldo per il mining”, ha risposto. “Ma qui c’è un grande aeroporto da dove posso raggiungere velocemente qualunque luogo desideri. Quando eravamo nel settore dell’energia aveva senso per noi trovarci sulla costa occidentale, e oggi possiamo gestire tutte le nostre miniere in remoto, da una stanza in fondo al corridoio.”
Il settore del mining è senza dubbio intrigante, quindi iniziamo subito.
Questa intervista è stata modificata per chiarezza.
Quando ha iniziato a interessarsi a Bitcoin?
Abbiamo fondato l’azienda nel 2014 e, all’epoca, ci occupavamo di energia. Ciò che è successo è che mi stavo recando in un centro di elaborazione dati che si occupava di mining di Bitcoin per discutere con loro di un progetto energetico. Una volta capito meglio cosa stavano facendo, abbiamo creato una sorta di modello di come i risparmi avrebbero influito sulle entrate. Poi sono arrivati il COVID e il lockdown, quindi ho iniziato a fare molte ricerche e da lì non ne sono più uscito. Fino ad allora, ero scettico nei confronti di Bitcoin. Sulla base di tutto ciò che ho imparato, ho lentamente cambiato opinione su Bitcoin e ho iniziato a vederlo come una cosa positiva. Tant’è che, alla fine di quell’anno, ho proposto al Consiglio di amministrazione di acquisire il centro di elaborazione dati, invece di lavorare nell’ambito dell’energia. Sei mesi dopo, sono andato dal Consiglio di amministrazione e ho detto che avremmo dovuto vendere la società energetica e puntare tutto su Bitcoin. Quindi, da un certo punto di vista, sono entrato un po’ tardi nel mondo di Bitcoin, ma la realtà è che penso di averlo approcciato da un punto di vista completamente diverso. Ero frustrato. Ci occupavamo di rinnovabili e le rinnovabili non ripagano mai. Vorresti cambiare il mondo in modo positivo, ma dal punto di vista finanziario non ha senso. Prendere l’energia e trasformarla in Bitcoin, che possono apportare benefici al mondo in un modo completamente nuovo, è stato per me un grande cambiamento.
Cosa ne pensa del percorso dell’azienda?
Sono molto contento del nostro percorso e di ogni passo fatto: le cose succedono per motivi diversi. Abbiamo adottato un approccio anticiclico fin dal mining del nostro primo Bitcoin nel dicembre del 2020. Un mese dopo è iniziato il primo mercato rialzista di Bitcoin di cui ho fatto parte e ci siamo trovati nella posizione in cui potevamo crescere e stare al passo con i titoli di giornale o potevamo rallentare un po’. Quindi siamo cresciuti, ma siamo cresciuti per raggiungere traguardi strategici e non siamo cresciuti tanto quanto alcuni dei nostri omologhi, ma andava bene così. Siamo cresciuti più lentamente durante il mercato rialzista e, quando si è verificato il mercato ribassista, abbiamo continuato così e siamo cresciuti molto rapidamente. Abbiamo acquistato asset quando costavano meno e questa è stata una parte importante del nostro percorso: fare l’opposto di quello che facevano gli altri. Questo ci ha permesso di aumentare l’hash rate più di chiunque altro negli ultimi 24 mesi. Attualmente₄ siamo il secondo miner più grande per hash rate, e intendiamo mantenere questa posizione. La cosa più importante per noi è essere tra i primi tre. Non si tratta di essere i più grandi in assoluto. Il nostro processo consiste nello svegliarci ogni mattina e valutare il presente per quello che è, e non per quello che vorremmo che fosse. Agiamo in base alla situazione di Bitcoin e ci orientiamo in base alla sua direzione. Per esempio, vendiamo Bitcoin in alcuni mercati e lo teniamo in altri. Si tratta di essere disposti a prendere le proprie decisioni in maniera autonoma. Non mi interessano molto i titoli dei giornali.
Direbbe che questo approccio prudente l’ha aiutata ad affrontare il mercato ribassista?
Credo di sì. Quando siamo entrati nel mercato ribassista eravamo forti. Molti dei nostri omologhi avevano molti debiti, erano essenzialmente deboli. Hanno dovuto utilizzare i propri fondi per coprire i debiti, anziché crescere. Così abbiamo comprato grandi quantità di distressed asset, nuovi terreni non edificati dove potevamo iniziare a costruire nel bel mezzo di un mercato ribassista, invece di cercare di finire un sito in un mercato rialzista molto costoso. Questo è stato incredibilmente importante per noi.
Sta esplorando giurisdizioni al di fuori degli Stati Uniti o prevede di rimanere nel Paese?
Il nostro marchio di fabbrica è il miner di Bitcoin americano. C’è un grande potenziale di crescita negli Stati Uniti, ma noi vediamo questa espressione nello stesso modo in cui Coca-Cola vede se stessa: una società del sud degli Stati Uniti presente in ogni Paese. In futuro penso che ci espanderemo in molti Paesi, ma per il momento il modo più semplice e veloce per crescere è rimanere qui. Ci sono abbastanza opportunità per il prossimo futuro affinché ciò accada. Le opportunità all’estero sono diverse. Hanno i loro profili di rischio e dobbiamo valutarli in base a ciò che stiamo cercando. Se dovessimo espanderci all’estero, ci dovrebbe essere un vantaggio in termini di costi. E non intendo solamente un miglioramento del 10% o 20%, ma significativamente più grande: è questo che ci spingerà a cogliere le opportunità internazionali.
“Stiamo entrando in un contesto in cui Bitcoin avrà una rilevanza politica”
Come si aspetta che l’amministrazione Trump influenzi il panorama del mining di Bitcoin?₅
Penso che sarà positiva per il nostro settore. Negli ultimi quattro anni ci siamo trovati di fronte a un’amministrazione contraria. Sono state fatte molte promesse che, però, non sappiamo se saranno mai mantenute. La realtà è che, anche se finissimo per trovarci in un ambiente neutrale, sarebbe comunque meglio degli ultimi quattro anni. Nel migliore dei casi ci sarà un forte sostegno al settore mentre, nel peggiore dei casi, il clima sarà neutro. Quindi, in entrambi i casi, la situazione migliorerà rispetto agli ultimi quattro anni.
Si potrebbe dire che il pubblico abbia ancora una percezione negativa nei confronti dell’industria del mining di Bitcoin. Pensa che stia avvenendo un cambiamento?
Sì, lo penso. Parte di questo deriva dal nostro approccio più aperto e diretto: interagiamo con le nostre comunità in maniera molto attiva. Storicamente molte aziende, spinte dalla paura, hanno costruito siti di mining senza chiedere il permesso o confrontarsi con le persone del posto, ma hanno semplicemente cercato di farlo da sole. Quando le comunità riconoscono i benefici che il mining di Bitcoin porta sia da un punto di vista fiscale, sia da un punto di vista lavorativo, [la percezione cambia]. Le tasse sono probabilmente la cosa più importante, perché contribuiamo in modo sproporzionato alla base imponibile della comunità rispetto al numero di posti di lavoro che creiamo. A livello di comunità, stiamo ricevendo un riscontro davvero forte e positivo, e penso che questa tendenza continuerà. Stiamo vedendo alcuni Stati avvicinarsi a Bitcoin. Il Wyoming, per esempio, sia a livello legislativo che a livello di comunità. Il Tennessee in particolare. C’è ancora del lavoro da fare, però. Ci sono sia pro che contro, ma stiamo entrando in un contesto in cui Bitcoin avrà un carattere politico dal punto di vista del controllo della rete. Assisteremo magari a una guerra di hash? Vediamo nazioni come la Cina e la Russia continuare ad aumentare il loro hash rate e gli Stati Uniti risponderanno. Quando il problema si presenterà, beneficeremo di un ulteriore sostegno, sia a livello governativo che a livello di comunità.
Si aspettava che l’ETF su Bitcoin avrebbe avuto un tale impatto?
Penso che abbia avuto un impatto sul prezzo minore di quanto pensassi, ma ha comunque avuto un impatto sulla domanda e sull’offerta. L’impatto maggiore che gli ETF hanno avuto è stato quello di rendere Bitcoin più mainstream. L’impatto è stato quello previsto, ma gli impatti secondari sono ancora in sviluppo, come l’impatto sui prezzi e sull’offerta.
L’anno scorso ha annunciato il futuro lancio di un trading desk interno: come sta andando?
Il processo è ancora in corso. Abbiamo adottato un approccio piuttosto prudente, specialmente in riferimento alla velocità di implementazione. Abbiamo oltre 10.000 Bitcoin e la domanda è: come possiamo monetizzarli al meglio? Ogni volta che si utilizza un asset per fare soldi si corre un rischio. Prendiamo molto seriamente il rischio di controparte. Potremmo consegnare i nostri Bitcoin a qualcuno e ottenere un rendimento domani, ma non lo faremo finché non saremo pronti. Prevediamo che il nostro primo scambio avverrà a febbraio, quindi manca davvero, davvero poco.
Sta esplorando la possibilità di utilizzare le sue strutture per l’intelligenza artificiale?
Penso che siamo l’unica azienda che non ne sta parlando. O meglio, ne stiamo parlando, ma propendiamo per non farlo. Riteniamo di essere il miglior miner di Bitcoin e pensiamo che ciò derivi in parte dal fatto che puntiamo sempre a migliorare ciò che facciamo. Lo scorso trimestre stavamo minando Bitcoin a 36.250, per cui il margine di profitto era del 66%. Nessuna delle operazioni di intelligenza artificiale che abbiamo esaminato e che abbiamo visto arrivare sulla nostra scrivania è in grado di fornire flussi di cassa immediati della stessa portata. Tutto il resto rappresenta un importante investimento presente nella speranza che, tra due anni, ci sia un cliente. Bitcoin è il modo migliore per procedere. Abbiamo 28 centri di elaborazione di dati. Forse al prossimo mercato ribassista potrebbe avere senso utilizzare i contratti di energia sottostanti e monetizzarli per l’intelligenza artificiale invece che per Bitcoin. Finché la redditività di Bitcoin rimarrà tale, però, non credo che apporteremo alcun cambiamento.
Parlando del prossimo mercato ribassista, non le chiedo la sua previsione su quando arriverà, ma quale forma pensa che prenderà?
Non credo che assisteremo agli stessi cali che abbiamo visto in passato. Dipenderà da alcuni eventi macroeconomici, ma uno dei più importanti è probabilmente il Staff Accounting Bulletin 121, che permette alle banche di detenere Bitcoin. Ciò rende più facile detenere Bitcoin. Se non devo aprire un conto in borsa, se non devo avere un hardware wallet, se non devo fare tutte queste cose, penso che il prezzo non scenderà così tanto. Quindi, qualunque sia il picco, penso che la fase di calo sarà meno drastica. Indipendentemente da ciò, ci stiamo preparando con una delle reti di mining più efficienti. Se guardiamo all’hash rate globale, molte macchine dovranno spegnersi prima delle nostre: noi infatti abbiamo buoni prezzi dell’energia e buoni ambienti commerciali. Il nostro obiettivo è assicurarci di poter rimanere operativi il più a lungo possibile. Vogliamo essere tra il 20-25% dei miner più efficienti a livello globale. Questo ci protegge dal ribasso perché, anche se Bitcoin dovesse invertire rotta, molte altre persone smetterebbero di fare mining prima di noi, e pensiamo che questo sia l’aspetto più importante.
“Abbiamo acquisito molti siti piccoli: 10 megawatt moltiplicati per 10 sono comunque 100 megawatt”
Sareste in grado creare i vostri chip?
Nei primi cinque anni di attività, quando eravamo nel settore dell’energia, producevamo quadri elettrici, software e tutte queste cose. So quanto sia difficile produrre e scrivere software. Piuttosto che fare investimenti o cercare di fare qualcosa da soli, preferisco avere la libertà di scelta. Se oggi Bitmain produce la macchina migliore, voglio comprare quella macchina. Se domani sarà Canaan a produrre la macchina migliore, allora vorrò comprare quella macchina. Se invece proviamo a costruirle da soli o investiamo, ci troviamo con le spalle al muro e perdiamo la nostra libertà di scelta. Non vogliamo trovarci nella situazione di aver investito decine di milioni di dollari in qualcosa senza alcun rendimento.
Penso che complichi solo le cose.
Vorrei tornare alla sua dichiarazione di non voler essere il miner più grande: può spiegarci questa strategia?
Uno dei motivi per cui abbiamo raggiunto queste dimensioni è perché siamo cresciuti strategicamente in un modo non ideologico, senza interessarci dei titoli dei giornali. Se volessi costruire per occupare una pagina di giornale, lo farei solo quando potrei annunciare un grande sito, mentre noi abbiamo acquisito molti siti piccoli che gestiamo in modo molto efficiente. Alla fine, 10 megawatt moltiplicati per 10 sono comunque 100 megawatt. Non siamo contrari a diventare i più grandi, ma non vogliamo diventare i più grandi solo per essere i più grandi. Penso che siano in molti nel settore ad avere questo obiettivo. Se non possono essere i più grandi e produrre il maggior numero di Bitcoin a qualsiasi costo, non hanno più nulla. Noi, invece, preferiamo che la nostra eccellenza operativa sia sempre alla base di ciò che facciamo. Penso che ci siano buone probabilità che diventeremo i più grandi, perché il nostro modello operativo ci porterà ad avere le basi finanziarie giuste per creare opportunità, successo e buone partnership per il futuro. È molto costoso combattere una battaglia ideologica per essere i più grandi.
Come si implementa questa strategia?
La magia avviene nei punti di intersezione. Non abbiamo preteso che ogni sito avesse il prezzo dell’energia più basso: se mi mettessi ogni volta ad aspettare un sito con un prezzo dell’energia di 3,5 centesimi, non crescerei. Esistono, ma potrei trovarne uno ogni quattro anni. Abbiamo molti siti che operano con un costo dell’energia intorno ai 4,5 centesimi, quindi il mio costo energetico è più alto del 15%, ma mi permette di minare Bitcoin fin da subito invece che tra tre anni, producendo così molti più Bitcoin e flussi di cassa in quel periodo, piuttosto che aspettare il numero magico. Pertanto, ci va bene avere prezzi dell’energia più alti, non cerchiamo necessariamente l’offerta migliore. Inoltre, il vantaggio di avere un prezzo dell’energia più alto è ciò che ne deriva, ovvero il tempo di attività: per avere energia a 3,8 centesimi dovrei andare in Texas e dovrei interrompere l’attività dal 20 al 40% del tempo. Così invece posso avere costi dell’energia più alti del 10-15%, ma fare mining il 100% del tempo. Ancora una volta, si tratta di essere strategici e non ideologici.
¹https://www.deseret.com/1988/8/18/18775376/gene-hackman-least-likely-to-succeed/
² https://www.jermainebrown.org/posts/ted-turner-part-1-maverick-in-the-making
₄ A gennaio 2025
₅ Questa intervista è stata realizzata prima dell’insediamento di Donald Trump
A partire dal 3 febbraio 2025, CleanSpark fa parte del Blockchain Global Equity Index (BLOCK Index), con la supervisione di CoinShares International Limited, e del CoinShares Bitcoin Miners ETF (WGMI), gestito da CoinShares Valkyrie LLC