
Intervista - Adam Back, CEO di Blockstream
11 minuti di lettura
""Ora le istituzioni si stanno affrettando a offrire prodotti in Bitcoin.""
Non capita tutti i giorni di sedersi a parlare con una leggenda vivente.
Alla Paris Blockchain Week, un evento annuale dedicato ovviamente alle criptovalute, le strade si incrociano rapidamente, a volte in modo fugace. Il giorno prima di questa intervista, tra un evento e l’altro, abbiamo scambiato alcune parole con Adam Back. L’incontro, breve e informale, ha lasciato un segno, quello che si prova parlando con una persona che ha contribuito a gettare le basi di Bitcoin.
La fama, naturalmente, è un concetto relativo, specialmente nel mondo di oggi. Il suo nome, probabilmente, genera meno ricerche Google rispetto a Lady Gaga, Donald Trump o Stephen Curry. Eppure, nel mondo dei cypherpunk e degli asset digitali, Adam Back è una vera e propria icona: crittografo, costruttore e leader di pensiero. Si tratta infatti dell’unica persona citata da Satoshi Nakamoto all’interno del libro bianco di Bitcoin. La sua invenzione, Hashcash, è diventata un elemento fondamentale per il Proof of Work e la scarsità digitale.
Nonostante questo, Back rimane una persona disponibile, curiosa e piacevolmente con i piedi per terra.
Ci ha dedicato un’ora del suo tempo. Niente accompagnatori. Nessuna barriera di pubbliche relazioni. Solo una conversazione profonda sulla storia e il futuro di Bitcoin, sul vantaggio evolutivo rispetto alle valute fiat e sul perché la decentralizzazione è molto di più di una scelta di design: è un principio da difendere.
A seguire è riportata la conversazione completa con Adam Back, una discussione senza filtri sulla storia dei cypherpunk, sull’adozione istituzionale, sulle forze di mercato, sull’innovazione al di là del clamore e sul lungo arco del destino di Bitcoin.
CoinShares: Perché, secondo lei, Bitcoin è la prima criptovaluta davvero duratura, nonostante i tentativi precedenti come e-Gold o BitGold?
Adam Back: Molti dei primi tentativi, come B-money di Way Dai e BitGold di Szabo, non sono mai stati implementati. Altri, come e-Gold, avevano milioni di utenti, ma erano centralizzati e hanno dovuto affrontare sfide normative a causa della mancanza di KYC. Ho lavorato a Digicash e altri dei primi sistemi. Dopo fallimenti come quello di Digicash, ho inizialmente sviluppato Hashcash come soluzione per lo spam, introducendo il Proof of Work come meccanismo di valuta elettronica semplificato. Hashcash ha gettato le basi per sistemi futuri come Bitcoin. Bitcoin si differenza perché è decentralizzato, utilizza asset al portatore e introduce il concetto di scarsità digitale, principalmente attraverso il Proof of Work. Ma questi primi tentativi hanno permesso alla comunità cypherpunk di concordare sul fatto che la decentralizzazione fosse essenziale per il successo.
Non ha risposto subito al messaggio di Satoshi. Quando la proposta ha catturato la sua attenzione?
Satoshi mi ha contattato per la prima volta ad agosto 2008. Penso che si trattasse della prima e-mail che abbia mai inviato a qualcuno. Ci siamo scambiati delle e-mail fino a gennaio 2009, quando è stato lanciato Bitcoin. Hal Finney è stato tra i primi a testarlo, ha scritto delle spiegazioni e ha persino speculato che Bitcoin avrebbe potuto raggiungere una capitalizzazione di mercato di 100-200 migliaia di miliardi di dollari, con un costo di 10 milioni di dollari a moneta. Questa visione ambiziosa ha suscitato un forte interesse. Io avevo dei dubbi riguardo alla sua sostenibilità: era il 2009, non c’era alcun exchange, alcun valore. I primi sistemi erano falliti a causa della centralizzazione o dell’emissione non verificabile, ma il modello decentralizzato di Bitcoin prometteva un approccio migliore. Da quelle esperienze è diventato chiaro che la decentralizzazione era essenziale per avere successo dove altri avevano fallito.
Ripensando ai 15 anni di storia di Bitcoin, dal mining amatoriale alle riserve degli stati nazionali, è sorpreso dalla sua evoluzione?
Assolutamente sì. Il progresso ha superato le aspettative, con meno ostacoli normativi del previsto. Quando abbiamo fondato Blockstream nel 2014, le banche evitavano la parola “Bitcoin”.
Avevano dei laboratori di ricerca e sviluppo per le blockchain.
Era “blockchain, non Bitcoin”.
Esattamente. E ora è Bitcoin, non blockchain. Gli istituti finanziari stanno spingendo per offrire prodotti Bitcoin. Stanno lottando per entrare nel mercato con offerte Bitcoin, derivati Bitcoin, prodotti strutturati Bitcoin, ETF su Bitcoin, piani di risparmio Bitcoin, pensioni e molto altro. I rischi normativi sono stati meno pesanti del previsto, e le recenti mosse dell’amministrazione statunitense hanno migliorato il contesto per l’adozione istituzionale di Bitcoin. Persino i governi, come quello statunitense, stanno pensando a Bitcoin come riserva strategica. Questo semplifica notevolmente le cose per i gestori di fondi istituzionali, per le persone che lavorano nei fondi pensione, nei fondi sovrani e nei fondi di dotazione: possono indicare BlackRock o i fondi sovrani di Abu Dhabi e diventa molto più facile adottare Bitcoin come politica.
Durante la guerra della dimensione dei blocchi e l’hard fork del 2017, era preoccupato per il futuro di Bitcoin?
Sì, è stato un momento critico. Il dibattito sulla dimensione dei blocchi riguardava più la governance che la tecnologia. Il mercato ha finito per scegliere la decentralizzazione: il volere degli investitori è prevalso. Alla fine sono state le forze di mercato a decidere. I mercati dei futures hanno annunciato il risultato prima del fork. Gli incentivi economici dei miner si sono allineati al mercato, non ai sostenitori del cambiamento centralizzato. Questo evento ha rafforzato la fiducia nell’immutabilità e nel fondamento del libero mercato di Bitcoin. Le persone traggono ancora forza da questo. Michael Saylor, per esempio, ha detto che l’esito sul mercato di quell’evento gli ha dato molta fiducia nell’immutabilità di Bitcoin come oro digitale.
Prova rancore nei confronti dei sostenitori di un fork per aumentare la dimensione dei blocchi?
Direi di no. Sebbene si tratti di un episodio controverso, alla fine ha reso Bitcoin più forte. Ha dimostrato che la resistenza del mercato alla centralizzazione è vera. Questa resilienza tranquillizza gli investitori. Quindi, in realtà, penso che sia stato molto positivo. E, nella maggior parte dei casi, chi voleva ingrandire i blocchi stava solamente cercando di aumentare il throughput delle transazioni. Voleva espandere un caso d’uso. E le soluzioni Layer 2 come Lightning e Liquid sono emerse per aumentare il throughput delle transazioni senza compromettere le garanzie di Bitcoin. Ha reso le persone molto più sicure del fatto che i fondamenti non possono cambiare, che l’offerta di 21 milioni non può cambiare.
Non pensa che la concentrazione in entità di grandi dimensioni comporti un rischio sistemico?
Penso che Bitcoin, alla fine, sarà inevitabilmente finanziarizzato, proprio come aveva previsto Hal Finney.
All’epoca aveva parlato di banche Bitcoin.
Esattamente. E Saifedean [Ammous] ha scritto un libro sul Bitcoin Standard. Il mondo sta tornando a un sistema aureo, ma questa volta con Bitcoin. Nel corso della nostra vita, abbiamo avuto esperienza solo di un mondo con valuta fiat, ma prima, per un breve periodo, ci sono state valute con un valore intrinseco e c’è ancora una grande allocazione di oro: la maggior parte dei governi ha riserve auree. L’ultima grande valuta ad abbandonare l’oro è stato il franco svizzero, e si è anche tenuto un referendum per il ritorno dell’oro, con menzioni anche a Bitcoin. La Banca nazionale svizzera si comporta in pratica come un hedge fund molto efficace: gestisce la ricchezza sovrana con successo, e il franco svizzero è una valuta molto forte, nonostante la Svizzera abbia una popolazione di circa 8 milioni di persone. Le strategie di tesoreria sono un’anteprima del futuro: stanno approfittando della discrepanza tra il futuro rappresentato dal Bitcoin e il mondo fiat attuale. Se Bitcoin raggiungesse il suo pieno potenziale, arriverebbe a una capitalizzazione di mercato di 200 migliaia di miliardi di dollari. Aziende come MicroStrategy moltiplicano la propria esposizione a Bitcoin attraverso il valore dell’impresa. Questo modello è sostenibile finché cresce l’adozione di Bitcoin. Ciò implica una finanziarizzazione completa di Bitcoin e il suo utilizzo diffuso. Nuove infrastrutture, nuova adozione, una classe di asset presente in ogni settore. E le aziende con tesoreria in Bitcoin stanno dimostrando che è possibile gestire un’azienda usando questa classe di asset. La concorrenza e le buone pratiche, come l’auto-custodia, aiutano a mitigare i rischi di centralizzazione, ma l’auto-custodia non è per tutti.
La ridotta attività on-chain di Bitcoin è preoccupante, specialmente per i miner?
No, non credo. L’attività on-chain oscillerà sempre a causa della capacità e delle commissioni. I pagamenti al dettaglio hanno un’alta velocità, e anche se la spesa è meno dominante rispetto al risparmio, è naturale che sia così. Innovazioni come Lightning e Liquid offrono soluzioni di pagamento scalabili. Il mercato più ampio e ancora non servito – come il 50% della forza lavoro globale che non ha accesso a servizi bancari – è ancora tutto da raggiungere.
Poiché Blockstream è impegnata in varie attività Bitcoin, come il mining, la costruzione di portafogli hardware e il lancio di satelliti, viene a volte accusata di contribuire alla centralizzazione. Qual è la sua risposta?
Adam Back: Siamo un’azienda la cui mission è Bitcoin. Sosteniamo sia l’uso autonomo (attraverso i portafogli hardware, Lightning), sia le esigenze istituzionali (tramite Liquid, strumenti di custodia sicura). Il nostro lavoro accelera la finanziarizzazione e l’adozione di Bitcoin da parte di diversi gruppi di persone. Cerchiamo di decentralizzare tramite l’innovazione a più livelli, non di imporre un controllo. Se Bitcoin raggiungerà tutto il suo potenziale, verrà usato da tutti, anche da chi alcuni dei suoi primi utilizzatori considererebbero l’establishment, da cui speravano di proteggersi attraverso l’autodeterminazione. Ma penso che, alla fine, la teoria dei giochi di Bitcoin – le teoria dei giochi economica – sia più scalabile di quanto ci si aspetti. Incentivi ben allineati e una moneta affidabile sono una forza positiva per il comportamento umano.
Il fatto è che siete una delle poche aziende a finanziare lo sviluppo di Bitcoin, e ciò potrebbe contribuire alle critiche. Cosa ne pensa della mancanza di finanziamenti da parte dei venture capital per Bitcoin?
Sì, è vero, i venture capital si sono concentrati sulle altcoin. L’allocazione dei venture capital ha anche a che fare con la loro propensione al rischio. Alcune grandi società di venture capital sono state protagoniste della tokenomics, ottenendo token a prezzi fortemente scontati. Potevano venderli rapidamente e tenerne solo una quantità sufficiente. Questo è stato redditizio per un po’. Non era tanto per costruire qualcosa, quanto per fare soldi velocemente, un modo per guadagnare.
Tuttavia, penso che questo fenomeno abbia iniziato a mostrare segni di saturazione. Oggi si leggono report e anche lettere aperte dall’ecosistema altcoin che criticano questo atteggiamento nel mercato attuale. Il vero fattore scatenante è stata l’emissione di 20.000 monete e il fenomeno memecoin, che ne ha prodotte milioni. Il ciclo si è accelerato e per un piccolo investitore è diventato molto difficile guadagnare dei soldi, perché gli insider vendono. È un videogioco. Quindi sì, l’estrazione di valore spinta al massimo ha danneggiato il settore. E ora i venture capital stanno tornando a un modello più convenzionale. Il modello di finanziamento di Bitcoin, basato su sovvenzioni open-source, ETF e contributi dei miner, sta maturando. Ora c’è una migliore decentralizzazione nel finanziamento dello sviluppo di Bitcoin. Aziende come Trammell Venture Partners stanno aiutando, così come attori come Chaincode, Brink e alcuni emittenti di ETF come CoinShares che supportano lo sviluppo di base.
Si è dimostrato scettico nei confronti della minaccia effettiva per Bitcoin della computazione quantistica. Cosa ne pensa della proposta di bruciare le monete vulnerabili?
Penso che il rischio sia più lontano di quanto suggeriscano le notizie, perché nella realtà la tecnologia è ancora a uno stadio sperimentale dal punto di vista fisico. Questo tipo di scenario va avanti da decenni: me lo ricordo già all’università, circa 30 anni fa, e l’industria parlava già di computer quantistici da 2 bit. Ma, col tempo, questi progressi cominceranno a sommarsi. Bitcoin può adottare firme post-quantum. Le firme di Schnorr hanno già aperto la strada a ulteriori aggiornamenti, e Bitcoin può continuare a evolversi in modo difensivo. È vero che, se le monete dormienti non vengono aggiornate, dei malintenzionati potrebbero prenderle. Personalmente, sono favorevole alle proposte di bruciare queste monete vulnerabili, è il male minore.
Cosa ne pensa dell’attuale stato di Lightning Network?
Lightning sta crescendo velocemente. La liquidity è di circa 4.000 Bitcoin e, man mano che diventa più efficiente, sta aumentando la velocità. Un nuovo sviluppo chiamato “Lightning senza node” utilizza Liquid per swap backend tramite i submarine swap. Offre un’esperienza d’uso simile a Lightning senza i rischi di centralizzazione. Permette la ricezione dei pagamenti anche offline e una gestione dei canali più efficiente. Esistono delle limitazioni, ma è promettente. Portafogli come Aqua, Peach, Bull Bitcoin e Breeze lo stanno implementando.
Anche con Lightning, pensa che Bitcoin sia sufficientemente privato?
La privacy di Bitcoin può migliorare. Lightning garantisce un po’ di privacy. Liquid introduce diverse misure di privacy, come le “transazioni confidenziali”, che nascondono gli importi e i tipi di asset. Anche se i link di input/output rimangono visibili, gli importi sono nascosti. Questo aumenta la privacy per casi d’uso pratici, come i pagamenti privati o i trasferimenti di asset.
C’è qualcosa che Bitcoin dovrebbe adottare dalle altcoin?
È una domanda interessante, perché ci si aspetterebbe che, con la quantità di capitale investito nelle altcoin, ci fosse qualche innovazione. E, purtroppo, penso che l’efficienza del capitale sia piuttosto bassa.
Tuttavia, i budget delle altcoin hanno finanziato attività di ricerca e sviluppo utili, in particolare nel campo delle prove a conoscenza zero (zk-SNARK, STARK). Questa tecnologia non esisteva quando è stato introdotto Bitcoin. Queste innovazioni potrebbero migliorare la privacy e la scalabilità di Bitcoin, soprattutto man mano che maturano. Alcune di queste stanno già comparendo nei Layer 2 di Bitcoin o in soft fork in fase di sviluppo.
Ancora un paio di domande. Che altcoin terrebbe?
Nessuna. Acquisterei aziende con tesoreria in Bitcoin. Non è un’altcoin, ma non è nemmeno Bitcoin.
Capisco. Un cypherpunk importante?
Mh, domanda difficile. Hal Finney. Era il prototipo del cypherpunk, filosofico, ma anche colui che implementava, scriveva e spiegava le cose. Era una brava persona.
La peggiore idea che hai mai visto nel settore delle criptovalute?
Ce ne sono così tante… C’è stato un periodo in cui la blockchain era qualcosa di magico che avrebbe migliorato qualunque cosa. Le persone volevano mettere qualunque cosa in una blockchain: immagini mediche, PDF, voti. Ma non ha la struttura dati giusta per questo. Credo che la blockchain sia davvero ideale per casi d’uso transazionali: pagamenti, regolamenti, swap e semplice esecuzione di smart contract. Ci sono state tante idee scadenti ma, alla fine, si stanno concentrando sul valore e sull’asset fondamentali.
Auto-custodia o ETF?
Entrambi. Ho avuto esperienze con entrambi. Gli ETF offrono vantaggi nell’integrazione nel portafoglio e nei prestiti. Si possono combinare con il proprio portafoglio azionario e utilizzarli insieme ad altri asset come garanzia, oppure per ottenere un prestito a costi bassi. Ma l’auto-custodia è fondamentale per mantenere la decentralizzazione e l’immutabilità.