
IPO di Circle: una valutazione che fa alzare le sopracciglia… e le aspettative
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Non capita spesso di vedere una crypto-native sfilare su Wall Street.
Circle, l’emittente di USDC — una società che può vantare credenziali solide in materia di compliance e partnership di livello istituzionale — è appena sbarcata in Borsa. E, a giudicare dalla capitalizzazione iniziale, sembra che i suoi partner bancari l’abbiano sottovalutata in modo significativo. In breve: Circle ha lasciato molti soldi sul tavolo, con un prezzo di IPO fissato a 31 dollari e una chiusura nel primo giorno di contrattazioni a 83 dollari.
Che si tratti di una scelta prudente da parte degli underwriter, di previsioni troppo conservative, o semplicemente di una finanza “vecchia scuola” che non ha colto il ruolo strutturale che oggi ricoprono le stablecoin, il risultato è lo stesso: gli investitori si sono assicurati esposizione a un prezzo che sembra uno sconto.
Detto questo, il multiplo implicito conferma ciò che sospettavamo da tempo: il mercato ha fame di infrastrutture crypto credibili. Il settore delle stablecoin, un tempo trattato come una potenziale minaccia sistemica, sta ora venendo rivalutato come lo strato monetario critico che realmente rappresenta.
Ma teniamo i piedi per terra.
Circle oggi potrebbe essere sottovalutata… ma domani potrebbe anche essere sopravvalutata. O forse lo è già. Perché? Perché la concorrenza ora arriva dal settore con i migliori legami regolatori e capitali pressoché illimitati: la finanza tradizionale.
Solo lo scorso mese, il Wall Street Journal ha riportato che le principali banche stanno convergendo su una soluzione unificata. Sostenute da JPMorgan, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo, un “crypto dollaro” emesso dall’élite bancaria metterebbe direttamente in discussione il vantaggio di prima mossa di Circle. Il capitale non è più il collo di bottiglia: oggi si gioca tutto su distribuzione, regolamentazione e leve geopolitiche.
In questo senso, il momento di Circle è al tempo stesso un trionfo e una prova. L’azienda deve dimostrare che la sua agilità, il product-market fit e il suo DNA nativo del Web3 possono reggere l’urto di quella che si prospetta come una tempesta firmata TradFi. E deve dimostrare di poter gestire — o superare — la sua dipendenza da Coinbase.
Osservare tutto questo potrebbe essere quasi divertente quanto seguire la saga Musk vs. Trump. Da un lato: i puristi dei protocolli e i primi VC del mondo crypto. Dall’altro: l’élite bancaria globale e i loro doppi standard digitali.
Questa non è solo una questione di valutazione. È il segnale che il mondo crypto non solo sopravvive, ma viene valutato, conteso e ridefinito dal gioco più antico della finanza: il controllo del denaro.
La partita è iniziata.