
Intervju: Dante Disparte, CSO på Circle
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“Una CBDC in Europa sarebbe come cercare di competere con internet progettando un intranet”
Una società con una delle maggiori capitalizzazioni di mercato nel settore delle criptovalute, ma i cui asset rimangono stabili in termini di valore: Circle, fondata nel 2013 da Jeremy Allaire, emette USDC, una criptovaluta agganciata al dollaro statunitense e completamente coperta dallo stesso, a milioni di utenti in tutto il mondo. La sua crescita che è stata sostenuta in maniera significativa da Coinbase, suo partner strategico di lunga data, che ha acquisito una quota azionaria di Circle.
Alla stesura di questo articolo a marzo 2025, USDC detiene quasi un terzo della quota di mercato, con una capitalizzazione di 57 miliardi di dollari, seconda solo alla stablecoin pioniera USDT di Tether (142 miliardi di dollari). Oltre al dollaro statunitense, Circle tokenizza anche l’euro (EURC), sebbene la valuta digitale europea corrisponda a meno dell’1% delle sue attività. Con licenze nella maggior parte degli Stati americani, una licenza per la moneta elettronica che copre l’intera Unione europea ai sensi del nuovo regime MiCA e il riconoscimento normativo a Dubai, Singapore, Giappone e Canada, Circle punta a distribuire versioni tokenizzate delle valute fiat a livello globale. La società è inoltre sulla buona strada per quotarsi in borsa, il che la renderebbe il primo emittente di stablecoin a raggiungere questo traguardo, un passo importante per una delle aziende cripto in attività da più tempo.
Una persona che può testimoniare questo percorso è Dante Alighieri Disparte. Il suo nome è ampiamente conosciuto sia nella finanza tradizionale, sia nel mondo emergente degli asset digitali. È facile riconoscerlo, dato che è raro vederlo senza il suo completo a quadri. Si dice che la sua biblioteca personale sia particolarmente fornita, cosa che si può facilmente intuire dalla sua eloquenza e il suo amore per le parole. Il nostro primo incontro nel 2024 ha avuto luogo a Parigi, presso il Ministero delle finanze francese, che non è proprio il luogo dove ci si aspetterebbe di scoppiare a ridere. Eppure Disparte è riuscito a far ridere una stanza piena di partecipanti istituzionali su un argomento solitamente noioso: la valuta fiat. La cosa non sorprende del tutto, considerando che porta il nome dell’autore della Divina Commedia, una fantastica analisi della situazione della Chiesa nel XIV secolo.
Figura centrale all’interno di Circle, dal 2021 Disparte ricopre il ruolo di Chief Strategy Officer ed Head of Global Policy. Prima di unirsi a Circle, era già attivo nel settore delle criptovalute, ricoprendo una posizione dirigenziale presso la ormai defunta Diem, precedentemente nota come Libra (da non confondere con la memecoin promossa dal Presidente argentino Javier Milei). Libra era originariamente un’iniziativa di asset digitale promossa da Meta (ex Facebook), che è stata abbandonata a causa delle pressioni normative. Nonostante sia il fondatore e presidente della società di intermediazione assicurativa Risk Cooperative, quest’uomo originario di Portorico non si può proprio definire avverso al rischio.
Spinto dal potenziale degli asset digitali, Disparte ha giocato un ruolo fondamentale nel consolidare la credibilità di Circle presso i legislatori di tutto il mondo. In questa intervista con CoinShares ha condiviso le sue opinioni sull’ecosistema in rapida evoluzione delle stablecoin, recentemente descritto dall’analista di CoinShares Matthew Kimmell come “una forza crescente nella finanza globale”.
CoinShares: Perché ha deciso di restare nel settore delle criptovalute con Circle dopo la chiusura di Diem/Libra?
Dante A. Disparte: Come ha detto, sono stato uno dei fondatori del famigerato progetto Libra e, nonostante i numerosi articoli pubblici e le forti opinioni sulle grandi aziende tecnologiche e sul loro potere, ritenevo di avere ancora da fare e che il lavoro che Jeremy [Allaire, CEO di Circle] e il team di Circle stavano portando avanti fosse un lavoro onesto, sottovalutato e faticoso, che molti progetti di criptovalute non sono riusciti ad apprezzare e comprendere veramente.
Quindi, sono arrivato a Circle dopo la forte resistenza globale al progetto Libra
perché Circle stava implementando con successo la struttura che nemmeno Libra era riuscita a comprendere appieno: la regolamentazione statale negli Stati Uniti. Un modello basato sulla fiducia, la trasparenza e, in tutta onestà, un leader risoluto come Jeremy, con la capacità di creare e incoraggiare un team di leadership di livello mondiale.
Quando sono arrivato quasi quattro anni fa, la società era composta da un centinaio di dipendenti. Ora, insieme a Jeremy e il nostro incredibile team, credo che abbiamo costruito qualcosa di incredibile.
Tornando al 2014, Circle non era una società di stablecoin. Cosa ne pensa del percorso dell’azienda?
Innanzitutto, siamo un’azienda che ha assistito all’intera evoluzione dei mercati delle criptovalute. Jeremy come imprenditore e Circle come società si sono evoluti profondamente per costruire un’infrastruttura che offra alla popolazione mondiale a livello globale l’acceso al denaro regolamentato. Si tratta di un obiettivo ambizioso per qualsiasi azienda, ma rispecchia anche l’idea di avere una visione decennale. Jeremy, come stratega e CEO, pensa a traiettorie di sviluppo a lunghissimo termine per la tecnologia e il denaro. Per prima cosa, la tecnologia deve funzionare. C’è un motivo se USDC rappresenta un’innovazione multi-catena, ovvero su più blockchain pubbliche: non vogliamo scegliere vincitori e vinti e abbiamo mantenuto questo modello operativo per un buon motivo. Con il progresso della tecnologia, USDC sa diventando il denominatore comune di tutte le blockchain. In sempre più giurisdizioni in tutto il mondo, il modello aziendale di Circle sta diventando la base giuridica per operare come emittente di stablecoin. Dal punto di vista globale, siamo stati il primo grande istituto di pagamento a Singapore a ottenere una licenza; il primo grande emittente globale a conformarsi alle regole canadesi per la quotazione; e USDC è stata la prima stablecoin in dollari approvata per l’uso in Giappone e nel Dubai International Financial Centre. Siamo fieri anche dei nostri investimenti in Francia, in quanto siamo la prima società al mondo a essere conforme ai sensi del MiCA con una licenza per la moneta elettronica, e ci aspettiamo lo stesso sviluppo anche negli Stati Uniti.
Ci sono due tipi di attori nel mondo delle criptovalute: c’è chi è impegnato in una corsa al ribasso, e chi invece è impegnato in una corsa al rialzo. Per quanto ci riguarda, siamo molto orgogliosi di prendere la strada più difficile e lunga: quella che porta verso l’alto. È una corsa in cui bisogna competere con banche, banche centrali, legislatori, politici e media, e in definitiva riuscire a sopravvivere alle montagne russe chiamate criptovalute. In un certo senso, è tanto una storia di sopravvivenza, quanto di visione a lungo termine.
Ci può spiegare in che modo l’approccio dei legislatori statunitensi differisce da quello delle controparti europee?
Innanzitutto, sono sempre stato dell’idea che, da un punto di vista normativo, dovremmo cercare di raggiungere un’armonizzazione a livello globale, e non solo solamente a livello atlantico. Questo è complesso, perché viviamo in un mondo molto frammentato. Sono molti i motivi per cui i legislatori, i ministeri delle finanze e le banche centrali vivono in questo isolamento o in questa frammentazione.
Ma quando si parla di qualcosa di così potente come il denaro digitale distribuito tramite un dispositivo mobile connesso a internet, il cosiddetto Internet of Value, allora è davvero nell’interesse di tutti i partecipanti, compresi i governi, creare un regime armonizzato a livello globale per gli asset digitali. Allo stesso modo, internet non funzionerebbe realmente se esistesse un’internet europea, un’internet americana e un’internet latinoamericana. Dobbiamo promuovere questa armonizzazione normativa a livello globale.
Negli Stati Uniti, Circle è regolamentata a livello statale, come PayPal, Apple Pay e Stripe, perché sono gli Stati americani a regolamentare i pagamenti. È questo che rende gli Stati Uniti unici rispetto all’Europa, al Regno Unito o ad altre giurisdizioni: negli Stati Uniti non esiste ancora una licenza federale per i sistemi di pagamento.
Direbbe quindi che il regime unico dell’Unione europea rende più semplice operare al suo interno?
Non appena si atterra all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, si viene accolti dal quadro normativo emerso in Europa: il regolamento Markets in Crypto-Assets [MiCA], il cui sviluppo ha richiesto diversi anni. Mi sento in parte responsabile dello sviluppo del MiCA, perché è stato una risposta alle grandi aziende tecnologiche e a Libra. Ma, nonostante questo, sono orgoglioso di essere stato in prima linea con Circle all’entrata in vigore del MiCA. E compiere questo passo proprio dalla Francia non è stata solo una conferma per Circle, ma in un certo senso anche una conferma personale, del fatto che le aziende rispetterebbero le regole, se ne entrassero in vigore. MiCA considera le stablecoin come USDC e la nostra stablecoin denominata in euro, EURC, come denaro elettronico. Riteniamo che sia un quadro fantastico, perché offre certezza legale agli utenti finali e chiarezza normativa alle imprese, oltre a stabilire un mercato comune di oltre 440 milioni di persone, permettendo così ad aziende come la nostra di creare un modello di business unicamente europeo con un impatto globale.
Guardando al futuro, credo che la filosofia alla base delle criptovalute si estenda ben oltre le attuali applicazioni di mercato e che l’Europa si trovi in una posizione unica per realizzare appieno questa filosofia. Si tratta della prima regione che ha dichiarato la portabilità del numero di telefono un diritto dei consumatori, dando alle persone il controllo sulla propria identità mobile. È inoltre il leader globale per quanto riguarda il diritto alla privacy digitale. Se c’è una regione che può creare un precedente per un sistema finanziario aperto e incentrato sull’utente, questa è proprio l’Europa.
“Il denaro è davvero tuo se devi pagare qualcuno che lo conservi per conto tuo o devi chiedere il permesso per spenderlo o tenerlo al sicuro?”
Come applicherebbe questa filosofia agli asset digitali?
Immagini se l’Europa diventasse anche la regione che sancisce la portabilità finanziaria globale, nello stesso modo in cui si può portare con sé il numero di telefono o il diritto alla privacy. Immagini se la vita finanziaria potesse essere scollegata dalle istituzioni. Credo che la tecnologia cripto, le stablecoin, i portafogli digitali e la finanza digitale regolamentata siano gli strumenti per raggiungere questo obiettivo. Ma, per attuarlo a lungo termine, abbiamo bisogno di una visione politica in Europa e, onestamente, anche negli Stati Uniti.
Parlando di stablecoin, il dollaro tokenizzato è di gran lunga superiore all’euro tokenizzato in termini di utilizzo e quota di mercato, a tal punto che si potrebbe persino pensare che una stablecoin in euro non prenderà mai piede. Cosa ne pensa della situazione attuale?
Sotto certi punti di vista, non è una sorpresa che il dollaro digitale, sotto forma dell’attuale generazione di stablecoin, stia vincendo la cosiddetta corsa per la migliore valuta digitale. Non è sorprendente perché si tratta della valuta originale dei mercati delle criptovalute e della valuta utilizzata per determinare il prezzo di tutte le altre cripto-attività. Bitcoin, per esempio, ha un prezzo in dollari. Sono proprio il riferimento al dollaro e l’aggancio diretto al dollaro nei mercati delle criptovalute ad aver dato a questa valuta la spinta maggiore a livello globale. Noi di Circle riteniamo che l’euro sia una valuta fondamentale. È per questo che abbiamo emesso direttamente una stablecoin in euro digitale. Siamo lieti di poter dire che è la stablecoin che cresce più velocemente e [una delle] più grandi stablecoin in euro digitale in circolazione. Ovviamente si parte da una base ridotta, ma speriamo che il mercato europeo, il mercato in Francia e l’ecosistema che stiamo cercando di costruire possano assistere a una forte crescita anche per l’euro digitale. Ma, alla fine, questo è un mercato guidato dagli utenti e dalle loro preferenze: i consumatori finali dovranno iniziare a considerare l’euro digitale come una valuta da sostenere anche per le loro attività quotidiane nella finanza cripto.
Abbiamo assistito a una grande evoluzione in termini di stablecoin: da quelle emesse centralmente, a quelle decentralizzate, algoritmiche, o ancorate a materie prime. In che misura ciò influisce sulla definizione di denaro?
È un’ottima domanda. Secondo la definizione economica e tecnica, il denaro deve soddisfare tre caratteristiche: deve essere un’unità di misura, un mezzo di scambio e una riserva di valore. Ma uno dei problemi retorici o filosofici più interessanti che emergono con il denaro, quello fisico, è che, in molte giurisdizioni, il denaro fisco non vale nemmeno la carta su cui è stampato o il metallo con cui è coniato. Lo vediamo in tutto il mondo, basti pensare a valute iperinflazionate come il dollaro dello Zimbabwe o il bolívar venezuelano, e in molti casi il denaro emesso dallo Stato non ha superato questi tre test.
Ma, al di là delle definizioni economiche, la domanda è: il denaro è davvero tuo se devi pagare qualcuno che lo conservi per conto tuo o devi chiedere il permesso per spenderlo o tenerlo al sicuro? È in questo contesto che vedo le stablecoin non come concorrenti delle banche centrali, delle banche o delle reti di pagamento tradizionali, ma come elemento complementare di una catena del valore incompleta. Le stablecoin arrivano dove le banche centrali e l’infrastruttura bancaria tradizionale non riescono: raggiungono milioni, se non miliardi, di utenti finali che potrebbero avere accesso a un semplice dispositivo connesso a internet, ma che non sarebbe economicamente conveniente includere nel sistema finanziario tradizionale. È qui che crediamo sia possibile importare i punti di forza del denaro (riserva di valore, mezzo di scambio e unità di misura) e conferirgli i superpoteri di internet attraverso token digitali, trasformando qualsiasi semplice dispositivo connesso a internet in un endpoint di pagamento conforme.
Come azienda, Circle deve comunque collaborare con le banche…
Certamente, e questo è un altro interessante aspetto del puzzle: quando la tecnologia crittografica è emersa dalle ceneri della crisi finanziaria del 2008, la narrativa originale del settore era quella di democratizzare la finanza, eliminare gli intermediari come le banche e rendere obsoleta Wall Street. Ma la realtà operativa di un’azienda come Circle e l’esperienza complessiva degli ultimi 14 anni di sviluppo delle criptovalute dimostrano che si tratta di una tecnologia che aggiunge qualcosa, invece di toglierlo. Ciò significa che, maggiore è la collaborazione con banche, banche centrali, legislatori e gestori di asset, maggiore è la possibilità di creare una catena del valore più resiliente e resistente. Il MiCA, per esempio, richiede agli emittenti di stablecoin di conservare una parte delle riserve presso una banca. Va bene. Si crea un modello operativo che avvantaggia tutti i soggetti coinvolti. Ma dal punto di vista politico, tecnico e normativo, la cosa più importante per noi è che dobbiamo sempre preservare la visione di un “denaro aperto”. L’idea che io e lei dovremmo essere liberi di scambiare valore l’uno con l’altro liberamente, come faremmo con informazioni e contenuti. Questo è l’obiettivo. La collaborazione con le banche, in realtà, porta a un modello di business migliore, più sicuro e solido rispetto al tentativo di competere con le banche stesse.
Recentemente abbiamo parlato con il CEO di CleanSpark, che ci ha spiegato come essere il miner di Bitcoin più grande non sia necessariamente la cosa più importante. USDT, la più grande stablecoin in gara, rimane davanti a USDC. Per Circle è importante spodestarla?
È un’ottima domanda. Ovviamente il MiCA ha imposto requisiti reali agli exchange e agli emittenti di criptovalute. Il MiCA si basa su due pilastri: in primo luogo, per poter mantenere il token in circolazione, l’emittente deve essere conforme, ovvero registrato come emittente di moneta elettronica in una giurisdizione europea; in secondo luogo, gli exchange devono rimuovere i token non conformi. Questa non è stata una nostra scelta, ma una decisione presa dai legislatori e dai decisori politici per evitare che i consumatori europei siano colpiti dal prossimo Terra-LUNA o dal prossimo crollo nei mercati delle criptovalute. Penso che sia troppo presto per considerare esclusivamente la circolazione a breve termine come misura del successo complessivo in un mercato potenziale che comprende tutto il denaro fisico e M2 nel mondo, vale a dire migliaia di miliardi di dollari che vengono progressivamente tokenizzati.
Proviamo grande rispetto per le prime aziende di stablecoin in questo mercato, così come per i futuri concorrenti. Dovremmo affrontare la concorrenza con umiltà. Nel corso degli anni nel settore delle criptovalute abbiamo imparato molto, ad esempio che ci sono diversi indicatori importanti, oltre alla circolazione. Quanti portafogli mobili raggiungi? Quanto sei connesso con il sistema bancario? Quanto sei connesso con le neobanche? Al di fuori di piattaforme per la negoziazione di criptovalute come Coinbase, Binance e altre società tradizionali, stai raggiungendo nuovi utenti finali? Questi indicatori sono importanti.
Ovviamente, altri indicatori fondamentali sono la velocità dei pagamenti e il tipo di attività abilitata. Ecco perché, negli ultimi tre anni, abbiamo pubblicato il report sull’economia USDC, dove andiamo al di là degli indicatori superficiali e analizziamo in profondità come USDC ed EURC vengano realmente utilizzate nell’economia digitale. Non si tratta solo della circolazione a breve termine o della lotta in corso nei mercati delle criptovalute.
Lei è membro del Digital Currency Governance Consortium del World Economic Forum. Ci può spiegare che importanza ha il tema delle valute digitali in questa istituzione?
È affascinante osservare come la discussione sulle criptovalute e le blockchain sia passata dai margini al centro del forum. Come la discussione sull’intelligenza artificiale è diventata il fulcro di numerosi dibattiti sulla tecnologia, anche le criptovalute sono diventate un argomento di discussione fondamentale. All’inizio si tenta di vietare la tecnologia, e poi si tenta di replicarla, per esempio, attraverso discussioni sulla tokenization di asset del mondo reale, sui fondi monetari tokenizzati e sulle diverse versioni delle blockchain. Un altro esempio è il dibatto sui registri con o senza permessi, un punto di scontro storico. Oggi i politici e i legislatori hanno ampiamente accettato l’esistenza permanente degli asset digitali e delle stablecoin, non ai margini della finanza, ma al centro. Questo è il risultato del lungo, silenzioso, non riconosciuto e costante lavoro portato a termine da me, Jeremy, i nostri colleghi e molte delle altre istituzioni simili alla nostra che hanno cercato di portare avanti la narrazione delle criptovalute come tecnologia fondamentale. I nostri obiettivi sono sempre stati la neutralità, una regolamentazione chiara e una progettazione politica ponderata, per permettere a 400 milioni di persone in Europa di avere accesso a una stablecoin regolamentata. Per farlo in maniera permanente, è necessario un vero e proprio cambiamento di mentalità istituzionale.
Una cosa su cui tutti sono d’accordo è che il mondo delle criptovalute cambia rapidamente. Il panorama di oggi, con Bitcoin che si aggira intorno a 100.000 $, è molto diverso da quello di 18 mesi fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta. Come pensa che si evolverà nei prossimi mesi?
Una cosa che sostengo incessantemente è che le criptovalute, come tecnologia e settore, potranno considerarsi davvero mature quando smetteremo di usare termini gergali come cripto, blockchain e così via per descriverne gli esiti. Le società fintech non sono descritte come aziende finanziarie cloud-native, si tratta semplicemente di finanza. I partecipanti al mercato dei beni di consumo vogliono poter competere ad armi pari. Alcuni di noi utilizzano tecnologie più nuove per aumentare la concorrenza e il volume di pagamenti, ma alla fine si tratta comunque di un’attività di pagamento. E ciò che mi aspetto nel prossimo futuro è una convergenza. Il successo o il fallimento del MiCA, per esempio, sarà determinato dal grado di competizione che promuoverà. La mattina dopo l’annuncio che Circle era conforme al MiCA, Société Générale – una banca non proprio piccola – ha annunciato il proprio token di deposito denominato in euro (EMT), ai sensi del MiCA. Questo è fantastico perché ora possiamo dire che tutti possono giocare alla pari e che i fornitori grandi e piccoli, nazionali e internazionali, stanno convergendo.
Mi piacerebbe che arrivasse il giorno in cui la finanza cripto sarà trattata semplicemente come finanza, senza bisogno di termini speciali per descriverne le attività. Questa è una delle principali aspettative degli sviluppi legali e normativi degli Stati Uniti. Tre proposte di legge sulle stablecoin sono attualmente in discussione presso il Congresso e il Senato degli Stati Uniti, e c’è un ordine esecutivo presidenziale che segnala chiaramente la volontà del Paese di diventare leader del settore. Sta diventando chiaro che gli Stati Uniti non puntano più allo sviluppo tecnologico graduale, ma stanno accogliendo uno spirito di ottimismo tecnologico.
La BCE è recentemente tornata a considerare la prospettiva di una CBDC europea. Rappresenta una minaccia per lei?
Per me è un peccato, perché non sono un grande fan delle valute digitali delle banche centrali. È come se l’Europa cercasse di competere con internet progettando un intranet. E, sebbene apprezzi molto il messaggio sulla sovranità monetaria e dei sistemi di pagamento che, secondo me, Christine Lagarde e la Banca centrale europea stanno lanciando, la realtà è che, se si desidera una valuta competitiva nel XXI secolo, bisogna anche esprimerla come un’innovazione finanziaria nativa su internet stesso.
Ed è proprio questo il fulcro per vincere la corsa alle valute digitali: innanzitutto, ogni volta che una banca centrale decide da sola di fare questa scommessa, sta scommettendo contro la propria industria locale, le proprie tecnologie locali e i propri investitori locali. Inoltre, sta anche facendo una scommessa globale contro la legge di Moore. Dopo la nascita del sistema Bretton Woods, il dollaro statunitense è diventato onnipresente nel mondo come valuta di riserva non solo grazie alle politiche pubbliche, ma anche grazie all’innovazione del settore privato. Società come Moneygram, Western Union, Swift, Visa, Mastercard e perfino gli assegni cartacei hanno contribuito a rendere il dollaro onnipresente, competendo secondo delle regole per spostare dollari in tutto il mondo.
Personalmente mi piacerebbe molto che l’euro fosse caratterizzato dallo stesso dinamismo e dalla stessa concorrenza di libero mercato attorno agli euro digitali. Ma nel momento in cui la Banca centrale soffoca la concorrenza del settore privato per la movimentazione del denaro fisico e digitale, finisce per uccidere la concorrenza stessa.
Faccio un’analogia con l’aviazione: le autorità di sicurezza non pilotano aerei né costruiscono motori a reazione. Ciò che fanno è stabilire le regole del cielo e, alla fine, la scelta spetta al consumatore.