
I node Bitcoin nel mondo: scopriamone la distribuzione e l’impatto
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I node si trovano al centro della rete Bitcoin, proprio come in ogni altra blockchain. Sono essenziali per garantire il funzionamento decentralizzato, sicuro e affidabile della rete.
I node Bitcoin sono citati fin dall’inizio del libro bianco di Bitcoin, pubblicato da Satoshi Nakamoto il 31 ottobre 2008:
“Il sistema è sicuro finché i node onesti controllano collettivamente una potenza di elaborazione maggiore di qualsiasi gruppo cooperante di node aggressori.”
Affidando il controllo e la sicurezza della rete Bitcoin a un grande numero di operatori di node indipendenti, situati in tutto il mondo, Nakamoto ha trovato un modo per impedire a un soggetto singolo di prendere il controllo del sistema.
Che cos’è un node in Bitcoin?
Un node Bitcoin è qualsiasi computer che partecipa alla rete Bitcoin eseguendone il software e collegandosi ad altri node.
Ci sono diversi tipi di node Bitcoin: i Full Node, i Lightweight Node (anche chiamati SPV Node o Simplified Payment Verification Node) e i Miner Node.
I Full Node si occupano della verifica e convalida delle transazioni e dei blocchi, e sono quindi essenziali per mantenere la sicurezza e decentralizzazione della rete.
Rifiutano le transazioni non valide, che non rispettano le regole del protocollo, e accettano quelle valide, per poi passarle ad altri node. Quando una persona invia Bitcoin, per esempio, i Full Node verificano che nel portafoglio del mittente ci siano i fondi necessari e che non stia cercando di effettuare una doppia spesa. Ciascun Full Node conserva l’intera cronologia delle transazioni della blockchain Bitcoin, che nel 2025 ammonta a 500 GB, e registra informazioni aggiornate sulle ultime transazioni. Ciò permette loro di convalidare le nuove transazioni sulla base di dati storici.
I Lightweight Node, invece, scaricano solo una parte della blockchain e si affidano ai Full Node per la convalida della transazione.
La blockchain Bitcoin fa inoltre affidamento sui Miner Node per creare e proporre nuovi blocchi.
La guerra della dimensione dei blocchi: un momento chiave per la decentralizzazione di Bitcoin
Il ruolo centrale dei Full Node è diventato evidente durante la famosa guerra della dimensione dei blocchi (2015-2017), un momento cruciale nella storia di Bitcoin che ne ha sottolineato la natura decentralizzata.
Il conflitto sorse in seguito alla proposta di aumentare la dimensione dei blocchi di Bitcoin per migliorare il throughput e la scalabilità delle transazioni.
Nonostante il sostegno di alcune delle figure principali del settore (tra cui i miner e i dirigenti di 58 importanti società cripto che avevano stipulato un accordo privato noto come ”Accordo di New York”), l’idea incontrò una forte resistenza da parte della comunità più ampia.
Gran parte degli operatori di Full Node respinse la proposta e si rifiutò di eseguire le versioni modificate del software Bitcoin che avrebbero implementato il cambiamento.
Questo episodio ha sottolineato l’importanza dei Full Node come arbitri finali delle regole di Bitcoin, in grado di difendere il protocollo dalla centralizzazione e proteggerne i principi fondamentali. La guerra della dimensione dei blocchi ha consolidato il modello di governance decentralizzata di Bitcoin, garantendo che le modifiche al protocollo riflettano il volere della comunità più ampia e rafforzando la resistenza della rete alle pressioni esterne.
La distribuzione dei node Bitcoin e il loro ruolo nella resistenza alla censura
Secondo il sito di riferimento Bitnodes il 15 aprile 2025 il numero di node Bitcoin attivi nei 90 giorni precedenti era di 543.025, cifra che oscilla ogni giorno.
Questi erano sparsi in ben 181 Paesi; quasi tutto il mondo, se si pensa che a livello globale ci sono 197 Paesi.
Gli Stati Uniti possedevano il numero di gran lunga maggiore di node attivi (117.924), seguiti dalla Germania, la Cina, il Brasile, il Canada e la Russia. A livello di città, i primi quattro posti erano occupati da città tedesche, con Berlino in testa, seguita da Monaco di Baviera, Amburgo e Francoforte.
È interessante il fatto che alcuni Paesi possedevano un unico node noto, tra cui il Perù, l’Algeria, la Cambogia, l’Uzbekistan e, forse il più sorprendente, El Salvador: il primo Paese ad adottare ufficialmente Bitcoin come valuta legale.
Tuttavia, è importante sottolineare che questi dati potrebbero sottostimare il numero reale di node. Molti node potrebbero essere privati, nascosti o non reattivi, ovvero non visibili sui tracker pubblici.
Come si gestisce un node?
La buona notizia è che chiunque può gestire un node, bastano infatti un modesto computer portatile o fisso e un livello minimo di conoscenze tecniche.
È possibile acquistarne uno con meno di 150 $ oppure semplicemente utilizzare il proprio computer abituale. Tutto ciò che serve per iniziare sono 4 GB di RAM, 500 GB di spazio di archiviazione e, cosa più importante, una connessione internet affidabile senza limiti di traffico dati.
Uno dei dispositivi più comuni tra gli operatori di node è il Raspberry Pi, una delle opzioni più economiche sul mercato. Inoltre, non è necessario essere esperti di informatica: online sono disponibili tantissimi tutorial.
In termini di tempo, per gestire un node sono necessarie minimo 6 ore al giorno, anche se un funzionamento continuo sarebbe l’ideale.
La maggior parte dei Full Node esegue Bitcoin Core, il client di riferimento sviluppato e mantenuto dalla comunità di sviluppatori Bitcoin.
Ciò aiuta a standardizzare le regole della rete e a mantenere la coerenza del protocollo sull’intera rete.
Conclusioni
La distribuzione dei node di una rete blockchain è un fattore essenziale per garantirne l’integrità e sicurezza.
Nell’ecosistema Bitcoin, lo scenario più temuto è un attacco al 51%, ovvero quando un singolo soggetto prende il controllo della maggioranza della potenza di calcolo o dei node della rete.
Questo controllo permetterebbe al malintenzionato di censurare o annullare le transazioni e, potenzialmente, riscrivere parte della cronologia della blockchain, danneggiandone gravemente la credibilità e affidabilità. Una rete di node ben distribuiti rappresenta un’ottima difesa da questi rischi, rafforza infatti la resistenza della blockchain, ne promuove la trasparenza e sostiene la governance decentralizzata.
In definitiva, una distribuzione capillare dei node consente alla blockchain di mantenere la sua promessa fondamentale di essere un sistema libero dal controllo centralizzato.