La nostra newsletterRelazioni con gli investitoriLa nostra newsletterRelazioni con gli investitoriLa nostra newsletterRelazioni con gli investitoriLa nostra newsletterRelazioni con gli investitoriLa nostra newsletterRelazioni con gli investitoriLa nostra newsletterRelazioni con gli investitori
I cookie necessari aiutano a rendere un sito web utilizzabile abilitando funzioni di base come la navigazione tra le pagine e l'accesso alle aree protette del sito. Il sito web non può funzionare correttamente senza questi cookie.
I cookie di preferenza permettono a un sito web di ricordare informazioni che modificano il modo in cui il sito si comporta o appare, come la lingua preferita o la regione in cui ti trovi.
I cookie statistici aiutano i proprietari del sito web a capire come i visitatori interagiscono con i siti raccogliendo e riportando informazioni in modo anonimo.
I cookie di marketing vengono utilizzati per tracciare i visitatori attraverso i siti web. L'intento è di mostrare annunci pertinenti e coinvolgenti per l'utente individuale, rendendoli così più preziosi per gli editori e gli inserzionisti di terze parti.
Image Bitcoin: il limite di 21 milioni è a rischio?

Bitcoin: il limite di 21 milioni è a rischio?

Timer12 minuti di lettura

A dicembre 2024 il gestore di asset BlackRock ha pubblicato un video di tre minuti che spiegava il funzionamento di Bitcoin. Sebbene il video non abbia fatto notizia, includeva una dichiarazione controversa: “non c’è garanzia che l’offerta massima di Bitcoin di 21 milioni non venga cambiata”. Alla luce del ruolo di questo hard cap nella scarsità di Bitcoin, BlackRock ha involontariamente riacceso un dibattito all’interno della comunità delle criptovalute sulla sua immutabilità.

L’hard cap di Bitcoin è codificato?

Satoshi Nakamoto, pseudonimo del fondatore di Bitcoin, non ha menzionato apertamente l’hard cap nel codice sorgente, le istruzioni sul funzionamento del protocollo (tra i componenti principali ci sono il meccanismo di consenso e il numero di transazioni registrate in ciascun blocco). È invece determinato da eventi che la comunità delle criptovalute ha soprannominato “halving”.

I miner guadagnano ricompense del blocco sotto forma di Bitcoin in cambio della loro partecipazione nel meccanismo di consenso Proof of Work. Questo è l’unico modo attraverso il quale entrano in circolazione nuove monete. Le ricompense si dimezzano ogni volta che vengono estratti 210.000 blocchi, il che richiede circa quattro anni. Si prevede che l’ultimo mining di Bitcoin avvenga nel 2140, anche se, per errori di arrotondamento, l’offerta totale sarà leggermente inferiore a 21 milioni, circa 20.999.999,9769.

Bitcoin circulating supplySatoshi ha fissato la prima ricompensa del blocco a 50 BTC, il che significa che oltre 10 milioni di BTC sono stati emessi prima del primo halving del 2012 (210.000 blocchi x 50 BTC = 10,5 milioni di BTC). Come mostra la tabella di cui sotto, al momento del sesto halving, che dovrebbe avere luogo nel 2032, il 99% dell’offerta sarà in circolazione. Sempre secondo questi calcoli, la ricompensa del blocco scenderà a una frazione di un Satoshi (100 milionesimi di Bitcoin) entro il 2140.  

Bitcoin halving over timeL’hard cap di Bitcoin può essere modificato?

A livello teorico è possibile, ma dovrebbero verificarsi una serie di condizioni.

Innanzitutto, gli sviluppatori dovrebbero presentare una Bitcoin Improvement Proposal (BIP). Data la controversia che deriverebbe da tale cambiamento, si innescherebbe una discussione accesa all’interno della comunità. La BIP verrebbe inoltre sottoposta a test ed esami approfonditi. Se approvata, gli sviluppatori dovrebbero integrare i cambiamenti in Bitcoin Core, l’applicazione che implementa il codice sorgente, utilizzata da circa il 97% dei nodi Bitcoin (i computer che memorizzano una copia della blockchain. 

Il passo successivo consisterebbe nel trovare il consenso tra i nodi, e il modello di governance decentralizzata di Bitcoin prevede un limite molto alto per cambiamenti importanti come la rimozione dell’hard cap. Le stime variano, ma a giugno 2024 Bitnodes ha stimato che quasi 22.000 nodi eseguono il software Bitcoin. La maggior parte dovrebbe aggiornare la propria versione di Bitcoin Core affinché tale cambiamento abbia effetto, o potrebbe semplicemente rifiutare l’aggiornamento.

Inoltre, modificare l’hard cap metterebbe i miner di fronte a un dilemma, perché richiederebbe un hard fork, un aggiornamento della rete che crea una nuova catena che funziona parallelamente all’originale. La nuova catena sarebbe incompatibile con la versione precedente e costringerebbe i miner a scegliere tra le due. Al contrario, un soft fork è un aggiornamento che non altera la struttura sottostante della blockchain, in modo che possa continuare a funzionare senza interruzioni.

La guerra della dimensione dei blocchi del 2015-17 è un buon esempio del clamore che un aggiornamento controverso può suscitare. Con l’affermarsi di Bitcoin, la quantità limitata di dati memorizzabili in ciascun blocco divenne un ostacolo, rendendo le transazioni più lente e costose. La comunità si trovò divisa: gli utenti privati erano favorevoli a mantenere invariata la dimensione dei blocchi per preservare la sicurezza e la decentralizzazione di Bitcoin, mentre le aziende volevano aumentarla per consentire alla rete di estendersi. Una volta placata quella che molti considerano la prima guerra civile di Bitcoin, con un hard fork venne creata Bitcoin Cash, che utilizzava una dimensione dei blocchi più grande, e con un soft fork cambiò il modo in cui la catena originale memorizzava i dati sui blocchi (l’aggiornamento “Segregated Witness”). Per informazione, la capitalizzazione di mercato di Bitcoin Cash a febbraio 2025 è di 6,5 miliardi di dollari, mentre Bitcoin vale poco meno di 2 migliaia di miliardi di dollari.

Questo episodio ci ricorda che gli stakeholder delle reti Bitcoin, compresi i singoli individui, hanno voce in capitolo nelle decisioni sul consenso di Bitcoin e che qualsiasi modifica all’hard cap non sembra economicamente conveniente. Alzarlo porterebbe all’inflazione e danneggerebbe la scarsità di Bitcoin, uno degli elementi principali che ne determinano il valore. Sebbene i miner trarrebbero i maggiori benefici da un aumento dell’offerta, alla fine ci rimetterebbero perché il prezzo di Bitcoin diminuirebbe in termini di valuta fiat ed essi spendono quantità significative di valuta fiat per svolgere il loro lavoro. Gli studi evidenziano che, nel 2024, i miner hanno investito 3,6 miliardi di dollari in proprietà, impianti e attrezzature, mentre i 175 terawattora di energia che consumano ogni anno costano quasi 9 miliardi di dollari, calcolati sulla base di una tariffa media (relativamente economica) di 0,05 dollari al kilowattora.

 

E i Bitcoin persi?

Nonostante siano stati emessi quasi 20 milioni di Bitcoin, non significa che siano tutti attivamente in circolazione. Sulla base dell’inattività dei portafogli, la piattaforma di criptovalute River Financial stima che quasi 1,6 milioni di monete (del valore, a febbraio 2025, di oltre 1,5 miliardi di dollari) siano state tolte dalla circolazione a causa della cattiva gestione da parte dei loro possessori. Per esempio, perdendo le proprie chiavi private, una stringa di lettere e numeri casuali che equivale a una password nel mondo delle criptovalute, non si avrà più accesso al proprio portafoglio. Da qui deriva il modo di dire “Not your keys, not your coins”. La maggior parte di Bitcoin persi si trova all’interno di portafogli inattivi da oltre 10 anni.

Estimated lost BitcoinQuesto numero, tra l’altro, non include le monete di Satoshi. Il fondatore detiene quasi un milione di Bitcoin, guadagnati dal mining dei primi blocchi, in circa 20.000 portafogli. Da quando Satoshi avrebbe smesso di fare mining nel 2010 non si sono mossi, ma a gennaio 2024 uno di questi portafogli ha ricevuto 27 Bitcoin (che all’epoca valevano poco più di 1,2 milioni di dollari).

Sulla base di questi dati, l’hard cap è più vicino ai 18,5 milioni.

Un caso famoso è quel dell’ingegnere informatico gallese James Howells, il quale, nel 2013, avrebbe perso joottomila Bitcoin (del valore di quasi 800 milioni di dollari a febbraio 2025) ricevuti come ricompense del blocco quando la sua partner dell’epoca aveva gettato via il disco rigido contenente le sue chiavi. Howells ha trascorso più di dieci anni tentando di convincere il consiglio cittadino di Newport a permettergli di cercarlo in discarica, offrendo loro persino la possibilità di tenersi il 25% del valore del bottino. Secondo i media starebbe pensando di acquistare il sito, dopo che il consiglio ne ha annunciato la chiusura entro i prossimi due anni. 

È improbabile che persino la computazione quantistica, potenzialmente in grado di affrontare problemi che la maggior parte dei computer di oggi ha difficoltà a risolvere, riesca a recuperare i Bitcoin persi. Alcune persone temono che questi supercomputer saranno in grado di scoprire la chiave privata di un utente a partire dalla sua chiave pubblica, ovvero l’indirizzo del portafoglio condiviso con i mittenti. Tuttavia, come ha scritto recentemente Christopher Bendiksen, responsabile della ricerca sui Bitcoin presso CoinShares, questa minaccia non è né imminente né problematica. Ci sono diversi modi per affrontarla, come nascondere le chiavi pubbliche dietro un hash (creato con una tecnica crittografica che converte la chiave in una stringa di lunghezza fissa fatta di numeri e lettere) e implementare un soft fork che introduca un nuovo formato di indirizzo a prova di computer quantistici.

È più probabile un cambio di unità?

Lo spostamento del punto decimale è una proposta molto più realistica rispetto all’eliminazione dell’hard cap. John Carvalho, CEO dello sviluppatore di software Synonym, ha presentato una BIP a fine 2024 in cui proponeva di cambiare l’unità di misura di Bitcoin. Invece di corrispondere a 100 milioni di Satoshi, un Bitcoin corrisponderebbe a un Satoshi. Pertanto, spendendo 250 dollari, si otterrebbero 255.000 BTC invece di 0,002550025 BTC (a febbraio 2025).

Ecco la motivazione di Carvalho:

Ridefinendo l’unità più piccola come “un Bitcoin”, questa BIP allinea la percezione dell’utente alla vera natura del protocollo. Riduce il carico cognitivo, assicura che gli utenti vedano Bitcoin come unità discrete di conteggio e, in definitiva, migliora la chiarezza didattica e l’esperienza dell’utente.

Precedenti BIP hanno avanzato proposte simili.

Cambiare la denominazione aiuterebbe a superare il cosiddetto bias dell’unità, un concetto derivante dalla finanza comportamentale che suggerisce che le persone preferiscono acquistare un’intera unità di un articolo, indipendentemente dalle sue dimensioni. Dal punto di vista delle criptovalute, ciò significa che in molti sono riluttanti ad acquistare Bitcoin a causa della loro esorbitante valutazione (96.138 dollari a febbraio 2025), potenzialmente minacciandone l’adozione.

Un altra soluzione per rispondere al bias dell’unità è acquistare Exchange-Traded Products (ETP) che replicano il prezzo di Bitcoin e negoziarli su borse valori tradizionali, in modo da non dover fare acquisti direttamente da exchange di criptovalute non o poco regolamentate. Gli ETP sono venduti sotto forma di azioni; pertanto, acquistarne una per 30 dollari può sembrare più soddisfacente rispetto a ricevere 0,000304632 BTC (a febbraio 2025). L’eliminazione dei numeri interi renderebbe inoltre le transazioni più facili da comprendere.

Riassumendo: un cambio di unità è più probabile rispetto a un cambio di offerta

In conclusione, sebbene l’hard cap di Bitcoin potrebbe, a livello teorico, essere alzato, le sfide dal punto di vista della governance e gli incentivi stabiliti da Satoshi durante la progettazione del protocollo suggeriscono che sia improbabile che ciò avvenga. Anche se la concentrazione di monete nelle mani di pochi emittenti o società di ETF potrebbe minare il consenso intorno all’hard cap, i proprietari sottostanti delle azioni potrebbero semplicemente venderle per esprimere un’opinione diversa e scegliere la catena legittima. In realtà l’offerta in circolazione sarebbe ancora più bassa, considerando il numero di monete perse a causa di una cattiva gestione dei portafogli di auto-custodia e le dimensioni della riserva di Satoshi. Esiste tuttavia un’argomentazione a favore dell’introduzione di una nuova unità di misura per evitare il bias dell’unità e superare la percezione che l’offerta di Bitcoin sia troppo limitata. 

Scritto da
CoinShares Author Logo
CoinShares
Pubblicato il04 Mar 2025

Benvenuto
to CoinShares

Personal data

0102

Quando visiti il sito web di CoinShares, i cookie migliorano la tua esperienza. Ci aiutano a mostrarti contenuti più pertinenti. Alcuni cookie sono necessari per il funzionamento del sito e saranno sempre attivi. Bloccare alcuni tipi di cookie potrebbe influire sulla tua esperienza del sito web e sui servizi che offriamo sul nostro sito.

Utilizziamo i cookie sul nostro sito per ottimizzare i nostri servizi. Scopri di più sulla nostra politica sui cookie per l’UE o sulla nostra politica sui cookie per gli Stati Uniti.

  • Necessary
    Question circle icon
  • Preferences
    Question circle icon
  • Statistical
    Question circle icon
  • Marketing
    Question circle icon